mercoledì 4 novembre 2015

Alaska

Sulla terrazza d'un albergo parigino di lusso, s'incrociano i destini di Fausto, cameriere italiano sfrontato e impulsivo, e di Nadine, in tacchi a spillo, mutandine, giacca a vento: sta partecipando a una selezione per modelle, senza troppa convinzione. I due si guardano, si punzecchiano, si riconoscono. Il bel gesto di far visitare a Nadine la suite più prestigiosa dell'hotel (500 metri quadri e 15.000 euro a notte) viene pagato a caro prezzo da Fausto: denunciato dal cliente - che ha pure colpito per difendere la ragazza - è condannato a due anni di prigione. Nel corso della reclusione, non riceve visite da Nadine, che però si fa trovare alla scarcerazione. E' riuscita ad emergere nel mondo della moda ed ora vive a Milano: dopo una scaramuccia, la passione scoppia travolgente fra i due, che scelgono di vivere insieme. Ma Fausto non accetta di adattarsi ai lavori umili che vengono offerti ad un ex-pregiudicato: lui pensa in grande e, quando si presenta l'occasione d'aprire una discoteca (l'Alaska del titolo) in società con Sandro, curioso tipo di irregolare in cerca d'affetto, s'appropria dei risparmi della ragazza per far decollare l'impresa. E' l'inizio d'una lunga odissea che vedrà le loro vite scorrer in parallelo, mosse dall'ambizione e disponibili a giocarsi tutto, pur di emergere...

Al suo terzo lungometraggio, Claudio Cupellini (reduce dall'aver diretto, per la televisione, il fortunato "Gomorra - La serie") sceglie di dedicarsi ad un mélo classico, sulla scorta di Truffaut (lui dice d'essersi ispirato a "La mia droga si chiama Julie") e più probabilmente di Jacques Audiard. Riferimenti letterari, pure, dato che il nostro cita addirittura "Il grande Gatsby"e - singolare paragone - una canzone di Bob Dylan, "Tangled up in Blue". In realtà, al cinefilo viene in mente subito "Paris s'eveille" (1991), dove Olivier Assayas indagava da par suo - nella storia di due giovanissimi fatalmente attratti l'uno dall'altra - il tipico conflitto di quella stagione dell'esistenza, tra rabbia ed integrazione.

Come si vede, i modelli sono di prim'ordine e le ambizioni del regista di "Una vita tranquilla" elevate. I suoi personaggi, che all'inizio hanno niente ed alla fine avranno conquistato e perso più o meno tutto, danno un'impressione di vero e di credibile, resa ancor più intensa dalle ottime prove di Elio Germano,  una certezza, e di Astrid Bergès-Frisbey, una scoperta. La struttura all'americana, tesa e concentrata sui fatti, giova alla narrazione, che infila scene madri ed eventi tragici senza, tuttavia, scivolare nel ridicolo. Se un rimprovero si può fare al nostro è che, dopo una prima parte intensa e sostenuta, nella seconda a Milano s'affastellano un eccesso di personaggi non sempre plausibili (l'ingenua ragazza ricca Francesca, per dirne uno) e la materia si sfilaccia, mostrando un'anima da serie televisiva che fa calare l'interesse. Al tirar delle somme, tuttavia, l'esperimento si rivela interessante e degno di nota; e segno certo, inoltre, della maturazione d'un cineasta sul quale, nel futuro, si potrà fare ampio affidamento.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

ALASKA. REGIA: CLAUDIO CUPELLINI. INTERPRETI: ELIO GERMANO, ASTRID BERGES-FRISBEY, VALERIO BINASCO, ELENA RADONICH. DISTRIBUZIONE: 01.
DURATA: 125 MINUTI.

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