lunedì 23 novembre 2015

Regression

1990. In una piccola cittadina del Minnesota, il detective Bruce Kenner sta indagando sul caso di una giovane di nome Angela, che accusa il padre, John Gray, d'aver abusato sessualmente di lei. L'uomo ammette la propria colpevolezza, ma inaspettatamente sostiene di non avere memoria del fatto. Con l'aiuto del celebre psicologo dr. Raines, inizia allora una terapia regressiva durante la quale egli rivive il suo passato e coinvolge un poliziotto quale proprio partner nel crimine. Poco dopo, riaffiorano nel figlio e in altre persone i ricordi rimossi di orribili abusi. Contemporaneamente, i notiziari locali cominciano a dar conto di una setta satanica che, da anni, starebbe eseguendo dei riti con orge, assalti, uccisioni di animali e bambini. L'allarme nelle forze dell'ordine diventa massimo quando storie analoghe giungono dall'intero paese, quasi a definire i contorni di una cospirazione nazionale e, forse, soprannaturale...

"Ci furono una serie di fenomeni reali in cui le indagini della polizia, le consulenze con gli psicologi e la superstizione conversero nel tentativo di mettere insieme un puzzle strano e terrificante, rinominato poi 'Satanic Ritual Abuse'. L'onda di accuse e confessioni fu travolgente, distrusse intere famiglie, generò caos e panico nella società e in alcuni casi ci furono conseguenze molto serie a livello legale. E' stato molto interessante ripercorrere quei casi avvenuti negli anni '80 e '90 con la prospettiva del 21° secolo." Nativo di Santiago del Cile, classe 1972, Alejandro Amenabar torna con "Regression" a quel cinema del mistero cui apparteneva il suo brillante esordio nel lungometraggio, "Tesis" (1996, vincitore del premio Goya) e al quale è, successivamente, ritornato, sia con il thriller psicologico "Apri gli occhi" (1997), sia con il fortunato "The Others" (2001), horror soprannaturale arricchito da una bella prova 
di Nicole Kidman.

Ispirandosi nelle atmosfere alle più riuscite pellicole del genere degli anni '70, da "Rosemary's Baby" a "L'esorcista", Amenabar riprende di quel decennio pure il modo di raccontare, il tono lento e moderato che oggi - in epoca di MTV - può parere ai più giovani anacronistico e soporifero. In realtà, gli amanti del buon cinema apprezzeranno il modo in cui il cineasta cileno si prende il giusto tempo per definire le psicologie dei protagonisti: esemplare, in questo senso, il ritratto del detective, reduce da un divorzio e propenso a riversare la propria personalità maniacale nella frenesia lavorativa, lasciando il dubbio se si tratti di un ossessionato o di un ossesso. Lo scioglimento, che potrà forse lasciare perplessi gli amanti del brivido, è in realtà coerente con la narrazione e pone interrogativi nient'affatto secondari su ciò che serve e ciò che non serve all'individuo, oggi, per attraversare un mondo reso indecifrabile dai rumori di fondo, infettato dalla credulità. Ethan Hawke ed Emma Watson risultano credibili e sottilmente ambigui.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

REGRESSION. REGIA: ALEJANDRO AMENABAR. INTERPRETI: ETHAN HAWKE, EMMA WATSON, DAVID THEWLIS. DISTRIBUZIONE: LUCKY RED. DURATA: 106 MINUTI.

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