lunedì 29 luglio 2013

La notte del giudizio

2022. Benvenuti nell'America dei Nuovi Padri Fondatori, in cui la disoccupazione è al minimo storico dell'un per cento ed il tasso di povertà al cinque. La criminalità, purtroppo, è in continuo aumento e le carceri sono sovraffollate, ma niente paura: il governo ha individuato un periodo di 12 ore nel corso dell'anno durante il quale ogni attività criminale, incluso l'omicidio, diviene legale. La polizia non può essere chiamata, gli ospedali rimangono chiusi. In una società del genere, i venditori di sistemi antifurto sono destinati a prosperare: ne è consapevole James Sandin, che ha potuto aggiungere un'ala nuova alla propria dimora - dove vive con la moglie ed i due figlioli - e gode d'un elevato livello di benessere. Ma è proprio la sua famiglia a trovarsi in pericolo allorquando la presenza di un intruso, introdottosi nella loro abitazione per sfuggire alla morte, innesca la rabbia di una banda di giovani benestanti in caccia di quell'uomo povero e di colore; quindi, ritenuto ideale per essere eliminato...

La tradizione dell'horror estivo, qui da noi forte per molte stagioni e poi affievolitasi, sta tornando in auge: pur se il genere, tra pleonastici remake e stanchi sequel, non dà più le soddisfazioni d'un tempo agli aficionados. "La notte del giudizio" - girato con 3 milioni di dollari e giunto a 75 al botteghino statunitense: un piccolo fenomeno - ha la felice intuizione di andare controcorrente: il regista James DeMonaco ed Ethan Hawke, che già avevano fatto un ottimo lavoro in "Little New York", danno qui vita ad un film indipendente con manifesti messaggi antigovernativi, come faceva all'epoca sua John Carpenter.

Per restare a ques'ultimo, "La notte del giudizio" sembra muoversi sulla scia del suo antico "Distretto 13 le brigate della morte" (1976): lo stato di assedio dei protagonisti, la natura quasi fantasmatica del gruppo di assalitori, la violenza iperbolica messa in atto accomunano le due pellicole. C'era però, nel primo, un ossequio a valori antichi - la difesa della donna, il rispetto per l'onore anche nei fuorilegge - dal sapore hawksiano: l'umanità dipinta nel più recente pare, invece, in buona misura degenerata. Perfino l'onesto capofamiglia non dissente dal massacro legalizzato - pur non prendendovi parte attiva - e, in un primo momento, bracca il rifugiato per consegnarlo ai persecutori, che minacciano se non lo farà di entrargli in casa. Poi ci ripensa, ma solo una provvisoria alleanza fra emarginati (l'uomo nero e la più civile fra le donne) impedirà che le cose sfocino in un massacro indiscriminato, quando ogni residuo di solidarietà sembra dissolversi. Indiavolato nel ritmo, perfetto nella prova degli attori, efficace nei bersagli da colpire, "La notte del giudizio" è una piacevole sorpresa di fine stagione.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

LA NOTTE DEL GIUDIZIO. REGIA: JAMES DEMONACO. INTERPRETI: ETHAN HAWKE, LENA HEADEY. DISTRIBUZIONE: UNIVERSAL. DURATA: 85 MINUTI.

mercoledì 3 luglio 2013

Violeta Went To Heaven

"Odia la matematica, e ama i vortici. La creazione è un uccello senza piano di volo, che non andrà mai in linea retta". Se si potesse riassumere in una frase il senso della vertiginosa parabola artistica e umana di Violeta Parra, questa - da lei pronunciata nel corso di un'intervista - servirebbe all'uopo. Dall'infanzia poverissima agli anni del repertorio più tradizionale (eseguito assieme alla sorella nelle feste di paese), dalla ricerca sulle radici della musica cilena all'ambizione di conservarne la memoria pel tramite della tradizione orale, si snoda il cammino di una cantante destinata a produrre più di 3000 brani ed altre opere ancora, guadagnandosi l'apprezzamento nazionale ed aprendo le porte - assieme a Victor Jara - alla "nuova canzone cilena".

Di quest'artista poliedrica (pure poetessa, scultrice, pittrice; nel '64, inoltre, la prima donna latino americana a vedere esposti i propri lavori al Louvre), "Violeta Went To Heaven" fornisce un ritratto composito e struggente, appassionato e doloroso. Rifiutando la logica del "biopic" classico, il regista Andrés Wood si serve della tecnica dello "stream of consciousness", delle libere associazioni visive e tematiche: la narrazione non è cronologica, mette insieme epoche e momenti diversi senza la camicia di Nesso del flashback, mirando in primo luogo alla verità poetica.

Nel corso di quasi due ore, di Violeta c'è tutto: l'amore per i figli e quello per l'uomo della sua vita, il musicista svizzero Gilbert Favre, assai più giovane di lei; l'essere sempre dalla parte del popolo, con il suo forte impegno politico ("sono tanto comunista che, se mi sparano addosso, il sangue mi esce fuori rosso"); la rabbia, infine, contro le persone e contro ogni cosa, nei momenti in cui l'assale quella depressione che la condurrà - nel '67, appena cinquantenne - a togliersi la vita. La personalità unica della Parra trova in Francisca Gavilan - che interpreta splendidamente tutte le canzoni del film con la propria voce - un tramite indimenticabile.

                                                                                                                                     Francesco Troiano

VIOLETA WENT TO HEAVEN. REGIA: ANDRES WOOD. INTERPRETI: FRANCISCA GAVILAN, CRISTIAN QUEVEDO, THOMAS DURAND. DISTRIBUZIONE: MONKEY CREATIVE STUDIOS. DURATA: 110 MINUTI.