giovedì 28 gennaio 2016

The Hateful Eight

A Guerra Civile finita da qualche anno, una diligenza sta traversando il Wyoming innevato. A bordo, il cacciatore di taglie John Ruth e la donna che ha catturato, Daisy Domergue, sono diretti verso la città di Red Rock dove il primo, soprannominato "Il Boia", consegnerà la prigioniera nelle mani della giustizia. Durante il tragitto, incontrano due sconosciuti: si tratta del maggiore Marquis Warren, ex-soldato nero dell'Unione diventato egli pure uno spietato cacciatore di taglie, e Chris Mannix, un rinnegato del Sud che sostiene di essere il nuovo sceriffo della città. A causa di una bufera di neve, i quattro sono costretti a rifugiarsi nell'emporio di Minnie, una stazione di posta per le diligenze tra i monti. Quando arrivano, non c'è la proprietaria, bensì quattro volti a loro ignoti: Bob, che si occupa del rifugio mentre Minnie è in visita dalla madre; Oswaldo Mobray, il boia di Red Rock; il mandriano Joe Gage; infine, il Generale confederato Sanford Smithers. Mentre fuori la tempesta infuria, gli otto viaggiatori iniziano a pensare che, forse, nessuno di loro riuscirà ad arrivare vivo a Red Rock...

Girato in maniera rétro, con processo Ultra Panavision 70 in 65 millimetri come alcuni grandi classici del passato (da "Ben Hur" a "L'ammutinamento del Bounty", da "Questo pazzo, pazzo, pazzo mondo" a "Khartoum"), "The Hateful Eight" è l'ottavo film di Tarantino ed il secondo suo western, a tre anni di distanza dal precedente "Django Unchained". Si tratta, probabilmente, pure dell'omaggio definitivo al suo "genere" preferito, di cui rispetta tutti i "topos", pur stravolgendoli. Rispetto al passato, c'è un freno al gusto citazionistico proprio del regista, ma si riconoscono manifestamente tra le fonti d'ispirazione il prediletto Corbucci - su tutto "Il grande silenzio"(1968), da cui provengono ambientazione invernale e paesaggi innevati, il pessimismo e, nei toni, il riuscito connubio tra crudeltà, grottesco e freddezza - e "The Iceman Cometh"(1973) di John Frankenheimer, per il dolente ritratto di un'umanità desolata, alla deriva. In verità, il Nostro continua ad indicare ne "La cosa" di John Carpenter - su cui già s'era basato per il suo "Le Iene" - la scaturigine della pellicola, per la dinamica con la quale si dipana il mistero su chi siano gli otto protagonisti.

Lo sterminato metraggio, che porta la durata poco sopra le tre ore (come "Il buono, il brutto, il cattivo", altro suo film di culto: chissà se Tarantino se n'è accorto...), consente al cineasta del Tennessee di dare alla narrazione un andamento quasi sinfonico, non a caso preceduta da una ouverture soltanto musicale (occhio alla colonna sonora di Morricone, tra le sue più belle in assoluto): ad una prima parte che pare provenire dalle pagine di Bret Harte, contraddistinta da lunghi dialoghi che creano un clima d'attesa, ne segue una seconda ove si precipita fra Ambrose Bierce ed Edgar Allan Poe, all'insegna di una crudeltà allucinata, a tratti surrealista (il racconto del Marquis Warren al Generale Sanford Smithers, che chiude il primo tempo). Forse il western più violento mai apparso sullo schermo (potrebbe contendergli il titolo solo "Se sei vivo spara", diretto da Giulio Questi nel 1967, un'opera che egli ha, certo, tenuto presente), "The Hateful Eight" è capo d'opera per il perfetto apparentamento fra forma e contenuto: la costruzione delle psicologie dei personaggi è accuratissima ed il crescendo drammaturgico, con momenti da teatro elisabettiano, gestito con maestria. Lo sprofondamento dalla quiete discorsiva, a lungo protratta, in un luogo dove quel che conta sono i vuoti, le falle, le voragini, le sospensioni, i durante tra un prima e un dopo altrettanto oscuri, è impercettibile quanto devastante; ai personaggi - e, per estensione, pure agli spettatori - non resta altro che registrare, con i sensi dolorosamente acuiti, i passaggi dall'universo del calore a quello del gelo, da quello della luce a quello del buio, da quello delle altezze che tolgono il fiato a quello delle voragini senza fondo. Gli attori tutti - a noi sono piaciuti particolarmente l'erinnica Jennifer Jason Leigh, il suave Tim Roth, il sornione Bruce Dern, oltre agli habitué Samuel Jackson e Kurt Russell - sono strumenti adeguati allo spartito, guidati da un direttore qui davvero impagabile.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

THE HATEFUL EIGHT. REGIA: QUENTIN TARANTINO. INTERPRETI: KURT RUSSELL, SAMUEL L.JACKSON, JENNIFER JASON LEIGH, TIM ROTH, BRUCE DERN, WALTON GOGGINS, DEMIAN BICHIR, MICHAEL MADSEN, CHANNING TATUM. DISTRIBUZIONE: 01. DURATA: 188 MINUTI.


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