martedì 2 ottobre 2012

Un giorno speciale

Oltre la periferia romana, in uno sperduto quartiere fuori dal raccordo anulare, Gina si sta preparando ad un appuntamento per lei importante: deve incontrare un parlamentare che potrebbe procurarle un posto alla televisione. Marco è, invece, l'autista inviato da quest'ultimo per accompagnare la ragazza: anch'egli di origini umili, è al suo primo giorno di lavoro e, quindi, ugualmente emozionato un poco.
Un intoppo - il politico è impegnato in una lunga seduta, tutto viene rinviato ad un orario imprecisato - consente ai due giovani di conoscersi meglio. Pian piano, vinta l'iniziale diffidenza, essi entrano in sintonia, finendo per recuperare l'allegria, la sventatezza lieve proprie dell'età. Sembra poter nascere qualcosa fra loro, ma il telefono squilla perentorio: è ora di andare, l'incontro può realizzarsi. Di poi, scesa la notte, le distanze che parevano essersi colmate ridiventano siderali: in un breve lasso di tempo, le loro esistenze sono mutate. Per sempre?

Nel pamorama dei cineasti indigeni, Francesca Comencini occupa un posto alquanto peculiare. Dal tempo dell'esordio ("Pianoforte", 1984), pur avendo lei diretto pochi lungometraggi di fiction, ha dato vita a una filmografia ricca: diversi sono, infatti, i documentari da lei firmati, che testimoniano d'una passione civile oramai desueta. Basti citare "Carlo Giuliani, ragazzo" (2002), analisi toccante d'una morte ingiusta e vergognosa, o "In fabbrica" (2007), ricostruzione delle lotte operaie realizzata con materiali delle Teche Rai. Non bastasse, Francesca rientra pure nel ristretto numero di cineasti che affrontano di petto l'Italia contemporanea: più ancora di "Mi piace lavorare" (2004), si pensi ad "A casa nostra" (2006), dove l'indignazione per il degrado del tessuto morale del paese va, in maniera esemplare, di pari passo con la capacità di narrare varie storie, intrecciandole in maniera credibile.

A maggior ragione, duole ora dire che con "Un giorno speciale" la regista romana è incappata in un autentico infortunio. Adattando un romanzo di Claudio Bigagli, "Il cielo con un dito" (Garzanti), ha cercato di raccontare una vicenda tipica della contemporaneità di casa nostra: all'uopo, eleggendo a protagonisti due figli della precarietà, indecisi fra la ricerca del colpo di fortuna ad ogni costo ed il richiamo ad un modo più etico e gioioso di vivere la propria giovinezza. L'idea non era, in verità, peregrina, e nei primi venti minuti pare realizzarsi secondo moduli spiazzanti: dalla vestizione della ragazza, quasi solenne come quella del Papa nel "Galileo" di Brecht, all'abboccamento fra due persone così vicine così lontane, tra ritrosie e piccole ansie: il tutto, filtrato da un montaggio che sta sui personaggi con tenerezza, come se volesse carezzarli. Purtroppo, il prosieguo si smarrisce tra situazioni prevedibili o già vedute, la lingua si fa artificiosa proprio inseguendo una problematica naturalezza, finanche i personaggi hanno un che di stereotipato che l'incipit non lasciava presagire.

L'amarezza dello scioglimento fa riprendere qualche punto al film (ma il repentino gesto di rivolta di Marco suona narrativamente poco credibile), che resta comunqe tra i meno riusciti della Comencini. Le interpretazioni, come tutto il resto, non persuadono più di tanto: così convincente nell'esordio di Francesco Bruni, "Scialla!", Filippo Scicchitano qui sembra non a suo agio in un personaggio che non padroneggia fino in fondo e di cui, forse, stenta ad inquadrare la psicologia; meglio Giulia Valentini, la cui atipica beltà sottolinea a dovere l'ambiguità sofferta, a volte financo struggente, di Gina.
                                                                                                                                    Francesco Troiano 

UN GIORNO SPECIALE. REGIA: FRANCESCA COMENCINI. INTEPRETI: FILIPPO SCICCHITANO, GIULIA VALENTINI. DISTRIBUZIONE: LUCKY RED. DURATA: 90 MINUTI.

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