mercoledì 15 marzo 2017

Loving

Richard Loving, muratore bianco, e Mildred, ragazza di colore, si amano e - quando lei già aspetta un bambino - decidono di sposarsi e si apprestano a costruire una casa sulla terra appena acquistata. Però, nella Virgina segregazionista del 1958, tali nozze costituiscono un reato: pur se regolarmente celebrate a Washington, conducono i coniugi ambedue in prigione. Con il soccorso di un legale, riescono a uscirne a patto di trasferirsi nello stato di Washington: un esilio destinato a durare 25 anni, e che mette ad assai dura prova la forza d'animo della coppia. Finché un giovane avvocato, membro di un'associazione nata per difendere i diritti civili, non perora la loro causa: la sentenza, pronunciata dalla Corte Suprema degli Usa il 12 giugno del 1967 (da allora simbolo del diritto di tutti ad amarsi liberamente, senza distinzione alcuna di razza), pone termine alla questione, dopo un lunghissimo calvario per gli incolpevoli Loving.

Raccontata per la prima volta sul grande schermo nel 1996 nel film televisivo "Mr & Mrs Loving", per la regia di Richard Friedenberg (interpreti, Lela Rochon e Timothy Hutton), ritornata in auge grazie a "The Loving Story", documentario della HBO del 2012, la vicenda della contrastata unione dei Loving (nomen omen) viene portata ora al cinema da Jeff Nichols, che sceglie un approccio alla materia di tipo anti-hollywoodiano: la prevedibile esazione della lacrima è evitata puntando tutto sull'antiretorica, con un effetto di "raffreddamento" della temperie emotiva che a taluno potrà, forse, parer financo eccessivo. In ogni caso, grazie alla bravura degli attori, l'australiano Richard Edgerton e l'etiope Ruth Negga (che era candidata all'Oscar quale miglior protagonista), il film risulta abbastanza coinvolgente - e difatti a Cannes, lo scorso anno, venne accolto da una commossa standing ovation.

Qualcosa converrà aggiungere sull'elevato numero di pellicole che ruotano intorno alla negritudine ed ai problemi a essa connessi testé giunta nelle sale: da "Barriere" a "Moonlight" (premiato con l'Oscar), da "Il diritto di contare" a questo "Loving", senza contare i numerosi documentari prossimi venturi (da non perdere quanto meno "I Am Not Your Negro" di Raoul Peck, che prende le mosse dagli scritti di James Baldwin). Probabilmente dovuta alle polemiche degli Oscar dell'anno scorso, privi di riconoscimenti per i "black", tale abbondanza ha prodotto risultati magari non eccelsi, tuttavia sempre interessanti. Chi scrive, all'impianto fototeatrale di "Barriere" come alle pretese "arty" di "Moonlight", preferisce di gran lunga la narrazione tradizionale de "Il diritto di contare" (che con "Loving" condivide sia l'epoca sia il luogo), dove una sottile vena ironica stempera la tensione e rende palpabile la soperchieria sistematica perpetrata ai danni della comunità nera: persino nei confronti di matematiche di prim'ordine, impegnate nella spedizione in orbita dell'astronauta John Glen. L'importanza di ricordare quello che avveniva alle giovani generazioni è il compito primario di operazioni del genere: la memoria è utile e va coltivata, in epoca in cui antichi razzismi con forme aggiornate sembrano stare prendendo piede su tutto il pianeta.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

LOVING. REGIA: JEFF NICHOLS. INTERPRETI: JOEL EDGERTON, RUTH NEGGA. DISTRIBUZIONE: CINEMA. DURATA: 123 MINUTI.

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