lunedì 15 agosto 2016

Jason Bourne

Mentre Jason Bourne tira avanti usando le sue straordinarie doti fisiche per combattimenti clandestini in Grecia, l'ex-agente della CIA Nicky Hopkins s'infiltra in un ritrovo di hacker a Reykjavik, acquisendo così dei file compromettenti dai server dell'intelligence statunitense. L'operazione la porta a imbattersi in notizie che, forse, costituiscono il pezzo mancante di quel puzzle ch'è la ricostruzione delle origini di Bourne. Contattato non senza difficoltà quest'ultimo, i due s'incontrano e finiscono da subito nel mirino dei vertici di Langley, decisi ad eliminare entrambi: il più determinato è il direttore dell'Agenzia, il quale - con l'aiuto d'una esperta d'informatica, che tuttavia finirà per aiutar la preda - vuol fare uccidere Bourne da un killer che è guidato pure da motivazioni personali...


60 milioni d'incasso nel solo primo week-end americano: la scommessa di Matt Damon e del regista Paul Greengrass, ridare vita ad una franchise che pareva ormai spenta (dopo un capitolo, "The Bourne Legacy", in cui l'idea di sostituire il protagonista con Jeremy Renner s'era rivelata poco felice), appare vincente oltre ogni previsione. Certo, il ritorno di Damon nei panni dell'agente senza memoria ha avuto grande peso; ma, a nostro avviso, è soprattutto la riproposizione di temi, situazioni e personaggi delle puntate precedenti l'atout del film. Inoltre, se nel terzo - e più riuscito - tra gli episodi, "The Bourne Ultimatum" (2007), venivano inseriti contenuti civili e accuse all'America di Bush, qui si cala la caccia all'uomo con decisione nel cuore dell'attualità.



Si veda, al riguardo, l'idea di far svolgere la prima - e più azzeccata - sequenza d'azione durante i moti di piazza Syntagma, ad Atene (il tutto, ricostruito in Spagna); o le trame della Cia per giungere ad una qualche forma di controllo di massa sulla popolazione (con Snowden citato); l'affacciarsi del terrorismo quale scaturigine dei problemi di Jason. Tuttavia, tali riferimenti restano lì, a galleggiare, senza che si senta la necessità di approfondire: alla fine appaiono un poco strumentali, in un contesto nel quale ad esser privilegiata è l'azione. Ne consegue uno script ridotto all'osso, con Damon che pronuncia di rado battute e un cattivo - Vincent Cassel, quasi caricaturale nel suo accanimento - ancor più taciturno. Se si è in cerca di una giostra scatenata, a base di botti, risse, inseguimenti, auto distrutte ed esplosioni, ci si può senz'altro ritenere soddisfatti; ma, alla fine, l'insieme risulta meccanico e caricato fino all'isteria, qualora le pretese siano diverse da quelle di un entertainment puro e semplice. La spia a tutto ciò la fanno varie cose: ad esempio, Greengrass rinuncia all'uso della steadycam, in cui era maestro, per affidarsi ad un montaggio sovreccitato e frenetico (segnatamente nella parte finale, quella ambientata a Las Vegas). Il botteghino, dicevamo in precedenza, sta premiando queste scelte: ma, a parte il ritratto a tratti efficace di un universo divenuto più infido ed oscuro, "Jason Bourne" può risultare soddisfacente appieno solo per i fan più accaniti della saga. 

                                                                                                                                    Francesco Troiano


JASON BOURNE. REGIA: PAUL GREENGRASS. INTERPRETI: MATT DAMON, TOMMY LEE JONES, JULIA STILES, VINCENT CASSEL, ALICIA VIKANDER. DISTRIBUZIONE: UNIVERSAL. DURATA: 120 MINUTI.  







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