martedì 18 novembre 2014

My Old Lady

Il newyorkese Mathias si reca a Parigi per liquidare un lussuoso appartamento, sito nel quartiere del Marais, che il padre gli ha lasciato in eredità: deve farlo in fretta perché non ha un soldo e, coi denari della vendita, spera di potersi rifare una vita. Giunto nella capitale francese, l'attende però una poco gradita sorpresa: la casa è occupata da una novantenne, Mathilde, assieme alla figlia Chloé, e Mathias non potrà disporne sino alla scomparsa dell'anziana signora. A completare il quadro, egli è obbligato a corrisponderle un assegno mensile di 2.400 euro, come prima di lui aveva fatto suo padre per 40 anni. Obbligato ad ingegnarsi per dipanare la matassa, si rivolge ad un immobiliarista interessato; ma il fatto che Mathilde conosca fatti troppo intimi del defunto, gli apre nuovi squarci sull'esistenza e sul passato del medesimo, fino a rimettere in discussione le sue stesse certezze... 

Per il suo esordio nella regia cinematografica, Israel Horovitz (a suo tempo, sceneggiatore di "Fragole e sangue") ha scelto di tradurre in celluloide una delle pièce per le quali egli è considerato, da gran tempo, drammaturgo tra i più apprezzati. Si inizia con un cozzo di mentalità, che vede da una parte l'usanza tutta francese del viager (il vitalizio ipotecario dell'immobile, variante della nuda proprietà) e dall'altra lo sprovveduto anglosassone, che ritiene un simile accordo incomprensibile ed inaccettabile, salvo tentare poi di volgerlo a proprio vantaggio. Lo scontro tra i due sembrerebbe inevitabile, ma c'è il personaggio di Chloé - magnificamente interpretato da Kristin Scott Thomas - che, dotato di spessore maggiore rispetto al testo d'origine, diviene, non casualmente, il link tra Mathilde e Mathias ed il punto d'equilibrio della sceneggiatura.
 
Si potrebbe ipotizzare che ciò faccia della pellicola una sorta di "Green Card" rovesciata, ma non è così: se il racconto parte sui toni della commedia brillante, ben presto assume, di contro, i tratti del dramma di psicologie. Non si finiscono, però, per battere i prevedibili sentieri del mélo; in luogo, si assiste ad una serie di confronti dove i personaggi hanno modo di mettersi a nudo, senza tuttavia indulgere a una eccessiva crudeltà. Gestito con pietas e tenerezza, l'intreccio di ricordi e risentimenti
si scioglie alla fine in una tarda primavera amorosa tra il protagonista e Chloé, che prelude ad uno scioglimento quasi nel segno della serenità. Seppur intravista per rapidi scorci, la Parigi di "My Old Lady" deve qualcosa a quella di Woody Allen e, andando ancor più indietro nel tempo, a quella di "French Kiss". Anche lì al centro della vicenda c'era Kevin Kline: qui fa un numero di sicura classe, all'altezza di quello di Maggie Smith, superba in una perfezione interpretativa che divide con poche altre "old ladies" dello schermo.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

MY OLD LADY. REGIA: ISRAEL HOROVITZ. INTERPRETI: KEVIN KLINE, MAGGIE SMITH, KRISTIN SCOTT THOMAS, DOMINIQUE PINON. DISTRIBUZIONE: EAGLE. DURATA: 107 MINUTI.:

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