martedì 11 novembre 2014

Lo sciacallo

Louis Bloom è un vagabondo senza lavoro, un disadattato sociopatico che vive di piccoli furti e abita in uno squallido locale suburbano. Pur essendo nella realtà un reietto emarginato, non cessa di pensare in grande: arrivista, sfrontato, presuntuoso, crede nel web e ne è una sorta di maniaco, intuendo che da lì potrà spuntare qualche atout che gli consenta di emergere. Una notte, di fronte ad un incidente stradale, vede all'opera dei "serpenti della notte" (nightcrawler, come recita il titolo originale), gente che passa il  tempo ad inseguire sciagure da riprendere per poi venderle ai network locali. Non essendo egli riuscito a farsi assumere dal cameraman Joe, si procura un'attrezzatura completa di radio sintonizzata sui canali della polizia per poter accorrere il più rapidamente possibile sui luoghi dei disastri, con tanto di scanner e videocamera. Dopo aver assunto un assistente, e stabilito un rapporto preferenziale con la produttrice senza scrupoli d'un tv locale, Lou si lancia a capofitto nel business del giornalismo senza regole: sino al punto da spostare i cadaveri sull'asfalto perché vengano meglio in ripresa, da ignorare tutte le regole di soccorso ai feriti prima dell'arrivo delle forze dell'ordine, di procurare le condizioni affinché avvengano omicidi e stragi...

E' Dan Gilroy - sceneggiatore, fra l'altro, di uno dei capitoli della serie "Bourne", con Matt Damon - ad esordire dietro la macchina da presa con questo "Lo sciacallo" (ed è sua moglie, Rene Russo, a recitare  con bravura nei panni della spietata dirigente televisiva). L'argomento non è nuovo almeno dai tempi de "L'asso nella manica" (1951) di Billy Wilder, capo d'opera del genere in cui un reporter cinico sfruttava il caso di un minatore sepolto vivo per montare uno scoop e risollevare la propria carriera. Diversi sono i mezzi, ora, in epoca in cui ciascuno può improvvisarsi operatore per agire in un regime di concorrenza che non conosce remore. Il tutto in una Los Angeles notturna e solitaria: nella città degli angeli, Michael Mann aveva immaginato - nel suo splendido "Collateral" (2004) - che un coyote attraversasse la strada; qui, gli animali tanatofagi sono in tanti ed in carne e ossa, pur se metaforicamente li si potrebbe definire come delle infime "mosche del capitale".

Proveniente dalla scrittura, Gilroy disegna con efficacia il sottobosco di predatori umani che a rotta di collo si gettano sulle strade della metropoli: lo scopo, arrivare primi a catturare delle immagini shock da propinare nel corso dei notiziari ad un pubblico desideroso d'abbeverarsi di sangue e di lutti. E la trama, pur escludendo una morale differente da quella che si evince dalla mera rappresentazione, non può non stimolare delle riflessioni sull'accettazione di compromessi etici in nome del lavoro (la figura di Rick, l'accompagnatore di Lou nelle scorribande, è in tal senso emblematica). Tuttavia, l'autentica carta vincente di questa intensa pellicola di debutto è Jake Gyllenhaal, formidabile nel tratteggiare l'ambiguità di un personaggio al tempo medesimo servile e feroce, subdolo e fascinoso: messosi in luce in diversi film (da "Zodiac" di Fincher a "I segreti di Brokeback Mountain" di Ang Lee), qui si rivela un attore oramai maturo, capace di reggere un'intiera storia sulle proprie spalle. I suoi occhi da lupo affamato e ferito, la sua parlantina sciorinata ad ogni pie' sospinto sono particolari che non si dimenticano: e fanno comprendere che le interpretazioni del nostro segneranno, per certo, gli anni a venire.

LO SCIACALLO. REGIA: DAN GILROY. INTERPRETI: JAKE GYLLENHAAL, RENE RUSSO, BILL PAXTON, JENNIFER FOX, TONY GILROY. DISTRIBUZIONE: NOTORIOUS. DURATA: 117 MINUTI.

Nessun commento:

Posta un commento