giovedì 19 gennaio 2017

The Arrival

Una dozzina di misteriose astronavi appaiono e si posizionano, nel medesimo momento, in diversi punti della Terra: in apparenza, sono dotate d'un potere immenso, in procinto di esplodere. Louise Banks, linguista di fama mondiale (e reduce da un devastante dramma personale), vien reclutata dall'esercito degli Stati Uniti insieme al fisico teorico Ian Donnelly, come lei pronto a prendersi un grande azzardo. La missione loro affidata è quella di penetrare il monumentale monolite - per l'esattezza, quello atterrato nel Montana - e dipoi interrogare gli extraterrestri sulle loro intenzioni. Ma l'incarico si rivela ben presto complicato: c'è da individuare un alfabeto comune per costruire un dialogo con gli alieni, una forma di comunicazione scritta pel tramite di simboli circolari. Intanto, il tempo scorre ed il mondo, fuori, freme: ad un certo punto, la Cina rompe gli indugi ed è la prima potenza mondiale a dichiarar guerra all'ipotetico nemico...


Umanoidi, a volte verdognoli, con crani smisurati ed occhi sporgenti; mostri spaventevoli dotati di pericolose fauci; robot fuori misura. Così l'iconografia cinematografica ha, in genere, rappresentato le creature provenienti da altri universi: non sempre in forme minacciose, intendiamoci (basti per tutti "E.T."), ma di preferenza sì. "Arrival" comunque appartiene al filone della fantascienza seriosa ed impegnata, dove il racconto coincide con un percorso iniziatico che conduce i protagonisti ad un maggiore grado di consapevolezza: i primi titoli che vengono alla mente sono, ovviamente, "Incontri ravvicinati del terzo tipo" ed il più recente "Interstellar" (anche se, ad un certo punto, le reazioni ostili di talune nazioni fanno pensare alle atmosfere del vecchio "Ultimatum alla terra": il lupo perde il pelo, ma non il vizio).



Tratto da un racconto breve, e lontano dalle logiche fracassone delle pellicole alla Emmerich, il film del canadese Denis Villeneuve - bravissimo ad attraversar i generi, da "Prisoners" a "Sicario" ad oggi, sempre con la stessa sicurezza ed originalità - prende strade collaterali, si muove fra i registri del metaforico e del metafisico, semina dubbi in luogo di mulinare certezze. Pur senza rivoluzionare l'immaginario della science-fiction, l'autore de "La donna che canta" evoca un concetto e gli dona una forma. Gli eptapodi in visita sul nostro pianeta recano un dono, ma ci vorrà la sensibilità straordinaria di una donna piagata dal lutto e di uno scienziato dal fondo umanista, per trovare la chiave dell'enigma. Lo scioglimento si muove in territori pericolosi, tra sentimento e filosofia, quelli da un poco preferiti da Terrence Malick: però gli incidenti in cui quest'ultimo è, di recente, incappato qui vengono evitati con grazia, alla commozione viene dato diritto di cittadinanza ma senza obbligo di esazione della lacrima. Il merito del bel risultato finale va in buona parte a una magnetica Amy Adams, negli occhi della quale passa una gamma di sensazioni infinita: comunicate senza sforzo alcuno ai visitatori - e, in egual misura, agli spettatori.

                                                                                   Francesco Troiano


THE ARRIVAL. REGIA: DENIS VILLENEUVE. INTERPRETI:AMY ADAMS, JEREMY RENNER. DISTRIBUZIONE: WARNER. DURATA: 120 MINUTI.



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