domenica 22 febbraio 2015

Maraviglioso Boccaccio

Vivificati, spinti ad una nuova giovinezza artistica da "Cesare deve morire" (2012), il film che ha procurato loro un'infinità di premi tra i quali spicca l'Orso d'Oro a Berlino, Paolo e Vittorio Taviani licenziano ora un "Maraviglioso Boccaccio" che, forse, stava nel loro destino artistico: toscani come quello, dalla loro san Miniato vedevano la Certaldo che diede i natali al Nostro. E' impossibile, pur nel rispetto delle differenze di sensibilità dei cineasti, non paragonar questo film al bellissimo "Decameron" (1972) di Pier Paolo Pasolini. Rivisto di recente, quest'ultimo sembra inverare l'assioma brechtiano secondo il quale "si può certo mancare di rispetto ai classici, trasponendoli pel cinema, a patto però di esserne capaci". L'autore de "Le ceneri di Gramsci" v'introduceva dei mutamenti radicali: trasponendo sette novelle del libro (due furono tagliate in fase di edizione), aboliva la cornice della gaia brigata che si raccontava le storie nei giorni della peste in Firenze e, soprattutto, attuava una napoletanizzazione ben azzardosa del testo, trasportando le vicende in una Campania Felix sanguigna e plebea, dove un popolo - che non la Storia non la fame paiono toccare - è autarchicamente integrato e soddisfatto.

Ben diverso l'approccio dei Taviani, che scegliendo cinque novelle tornano all'impostazione primigenia: dieci giovani si rifugiano in collina (in ispecie, si tratta della splendida villa La Sfacciata sopra Firenze), per ammannirsi dei racconti che li aiutino a far trascorrere il tempo. L'incipit è dedicato alla città dalla quale fuggono, devastata dalla pestilenza: sono scene potenti, dalla giovane che in articulo mortis si duole d'andarsene senza mai aver goduto delle gioie dell'esistere al padre che si sdraia sulle sue creature morte e gettate nella fossa comune, aspettando che palate di terra lo ricoprano assieme ai due corpicini. Con evidenza, qui s'allude a orrori contemporanei, dalle vittime del terrorismo alle masse uccise magari da gas nervini, alla ricerca di un'osmosi fra letteratura e contemporaneità.

Di poi, inizia lo snodarsi delle storie, non prima che sia stato fatto divieto ai partecipanti di far sesso fra di loro (per non voler dar materia agl'invidiosi, è la formula adoprata dal Boccaccio nella pagina scritta). Pare, però, questa, pure un'opzione stilistica. La rappresentazione dell'erotismo resta regolarmente fuori campo, le novelle scelte paiono pensate per limitarne il bisogno: finanche l'unica condivisa col citato "Decameron" pasoliniano - quella della badessa che, scoperta con dei mutandoni da uomo in testa a rimproverare una giovane suora intenta a far sesso, muta registro e invita le consorelle a procurarsi loro pure dei gagliardi garzoni - viene risolta con una castità da sceneggiato di Rai Uno (a proposito: sembra che i Taviani, con le 95 novelle rimaste, stian pensando d'usarle per un serial televisivo). Per carità, ogni artista è libero d'interpretare l'opera alla quale s'accosta: ma deprivare il Boccaccio della carnalità che sprizza da ogni riga, limitare finanche l'uso delle nudità (pel bagno collettivo delle fanciulle, i cui corpi candidi sono celati dall'acqua come "una vermiglia rosa un sottil vetro", cioè per niente, vengono imposte delle sottovesti), è un'operazione che ne tradisce la natura trasgressiva e libertaria, ne castra la forza vitale. Ciò detto, "Maraviglioso Boccaccio" promana stile da ogni immagine, sciorina eleganza figurativa a ogni sequenza: è una gioia per gli occhi, pur mettendo la sordina ai sensi. Andate a vederlo, tanta grazia dalla cinematografia indigena di rado è dato ottenere.

MARAVIGLIOSO BOCCACCIO. REGIA: PAOLO E VITTORIO TAVIANI. INTERPRETI: LELLO ARENA, PAOLA CORTELLESI, CAROLINA CRESCENTINI, KIM ROSSI STUART, KASIA SMUTNIAK, RICCARDO SCAMARCIO, JASMINE TRINCA, VITTORIA PUCCINI.
DISTRIBUZIONE: TEODORA. DURATA: 123 MINUTI.

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