lunedì 7 aprile 2014

Gigolò per caso

Sono amici da gran tempo, Fioravante e Murray. Il primo sbarca il lunario come fioraio, non disdegna il lavoro di elettricista, è al tempo stesso timido e disponibile. Il secondo gestisce una libreria specializzata in volumi rari, ma è sul punto di chiudere causa penuria di clienti. E' a quest'ultimo che, per affrontare la crisi, viene in mente di trasformare Fioravante in un atipico gigolò. Atipico perché, prestazioni sessuali a parte, il nostro - assunto il nome d'arte di Virgil - fornisce a signore benestanti ed annoiate attenzione, tempo, ascolto, centralità: di conseguenza, egli può ricevere dei compensi altissimi da codeste bellissime donne. In breve tempo, gli affari iniziano ad andar assai bene con soddisfazione di Murray, che - celato dietro lo pseudonimo di Bongo - incassa le sue laute percentuali da lenone. Anche Fioravante, capace di gestir con maestria un azzardato ménage a trois, pare essersi scoperto un'autentica vocazione: ma le cose si complicano nel momento in cui entra in scena Avigal, immalinconita ed affascinante vedova d'un rabbino.  Ella soffre il peso di vivere nel mondo chiuso della comunità chassidica, vorrebbe cose nuove: ma la gelosia di un suo antico corteggiatore, Dovi, si scatena quando fra lei e l'improvvisato gigolò sembra profilarsi il sorgere di un sentimento d'amore...

Non è certo un regista prolifico, John Turturro: solo cinque lungometraggi in uno spazio di oltre quattro lustri, punti alti "Mac" (1992), drammatica vicenda d'italoamericani proletari che si aggiudicò la Caméra d'Or a Cannes per la migliore opera prima, dipoi "Romance & Cigarettes" (2005), delizioso musical sospeso tra riso e pianto. La genesi di "Gigolò per caso" è singolare: cliente del medesimo barbiere, Allen prese a interessarsi del soggetto apprendendone in detto luogo l'esistenza. Preso contatto con Turturro, dopo una quindicina di travagliate stesure, il copione viene partorito e la pellicola - grazie pure alla presenza di Woody come interprete - trova finanziamenti ed è realizzata nell'arco di appena sei settimane (merito, pure, del talento del direttore della fotografia, Marco Pontecorvo).

Il Virgil di Turturro va ad aggiungersi alla galleria dei grandi prostituti dello schermo, tra il Jon Voight di "Un uomo da marciapiede" (1969) ed il Richard Gere di "American Gigolò" (1980). Il tono, questa volta, è però assai meno cupo che nelle altre occasioni: "Gigolò per caso" è una fiaba per adulti, una variazione sopra l'abusato tema delle solitudini urbane condotta con leggerezza ed estro. New York è, per scelta, più evocata che osservata, il che contribuisce a mantenere quell'atmosfera sospesa, rarefatta, ch'è la carta vincente della pellicola. Il desiderio di un'emozione che spezzi il tedio di esistenze provate dalla quotidianità si frammischia così alla divertita descrizione dell'ambiente ebraico, la tenerezza di mani che sfiorandoti commuovono fino alle lacrime va di pari passo con un buffo processo per infranta ortodossia religiosa. Circondati da attrici autoironiche (Sharon Stone e la Sofia Vergara di "Modern Family") o dolcemente stupefatte (un'inarrivabile Vanessa Paradis), Allen e Turturro si muovono con un'autorevolezza che non sfocia nella gigioneria: la direzione di quest'ultimo, infine, mai demiurgica, orchestra con finezza l'insieme, senza sbavature di sorta.
                                                                                                                                    Francesco Troiano

GIGOLO' PER CASO. REGIA: JOHN TURTURRO. INTERPRETI: JOHN TURTURRO, WOODY ALLEN, VANESSA PARADIS, SHARON STONE, SOFIA VERGARA. DISTRIBUZIONE: LUCKY RED. DURATA: 98 MINUTI.

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