mercoledì 26 dicembre 2012

Jack Reacher - La prova decisiva

In una cittadina americana, nel corso di una tranquilla giornata, un cecchino fa fuoco tra la gente ed ammazza cinque persone, prive di apparenti legami. Poiché lascia dietro di sé tracce evidenti, è facile risalire ad un ex-militare, già tiratore di precisione e resosi responsabile d'un episodio consimile, anni prima. Arrestato, nel corso di un serrato interrogatorio egli non fa alcuna ammissione, tranne una poco intelligibile richiesta, scarabocchiata su un bloc-notes: trovate Jack Reacher. La cosa, tuttavia, si rivela nient'affatto semplice: tanto per cominciare non si sa se l'uomo, un ex-investigatore militare, sia ancora in vita. Proprio quando pare che sia impossibile risalire a lui, egli si presenta spontaneamente in procura. Nel frattempo, vittima di un feroce pestaggio patito durante un trasferimento, l'accusato è finito in coma. Pungolato dall'avvocato difensore di quest'ultimo, la combattiva Helen Rodin, Reacher accetta di essere ingaggiato come investigatore. Non accontentandosi delle risultanze dell'analisi della scena del crimine, in breve individua una pista che lo porta a una misteriosa e spietata organizzazione, capitanata da una figura indecifrabile...

Fu Dashiell Hammett - per usare le parole di Raymond Chandler - a restituire "l'assassinio a persone che lo commettono per delle ragioni, non per fornire un cadavere". Si può dire che il noir moderno sia nato proprio dalle pagine dei due scrittori sopra citati: i loro investigatori privati si muovevano dentro mondi credibili, in situazioni assai concrete nelle motivazioni e nei fatti. Intrisi, comunque, di una sorta di romanticismo di ritorno, anche Sam Spade e Philip Marlowe, a un certo punto, furono considerati anacronistici: a rincarar le dosi di sesso e violenza, ad aggiungere un cinismo autentico alla figura del protagonista doveva arrivare Mickey Spillane, col suo Mike Hammer. Da allora, numerosi sono stati i private eye sopra le righe o fuori dai ranghi chiamati a far luce su eventi delittuosi: tra di essi, spicca il Jack Reacher creato nel 1997 da Lee Child (già regista per la televisione britannica, nel corso di quasi un ventennio), con "Zona pericolosa". Da subito bene accolto dai lettori, il personaggio ha fatto ritorno in ben 17 romanzi, venduti nel mondo in oltre 60 milioni di copie.

Ci sono voluti sette anni per trasporre sul grande schermo codesto atipico eroe: alla fine, ci è riuscito Christopher McQuarrie, che firma la sceneggiatura oltre alla regia di questo "Jack Reacher - La prova decisiva". Ispirato al nono libro della serie, il film introduce abilmente il personaggio in medias res, in una situazione che egli solo sembra capace di sbrogliare. I tratti originari della pagina scritta, quelli d'un Robin Hood contemporaneo, son stati messi in rilievo: naturalmente, il nostro persegue sempre il trionfo della giustizia, però va rudemente per le spicce in alcune situazioni, e la propensione a sostituirsi alla legge comminando pene ai criminali è vista con un'indulgenza forse eccessiva (in epoche diverse e più ideologizzate, si sarebbe parlato di coloriture reazionarie). Ciò precisato, lo spettacolo c'è tutto: non mancano spericolate sequenze d'inseguimenti automobilistici, combattimenti a mani nude, vertiginosi salvataggi all'ultimo secondo. Poco o nulla ricorrendo ad effetti speciali, la pellicola ha una gradevole patina anni '70: il plot è robusto, i dialoghi funzionano a sufficienza, la suspense tiene fino alla fine. Il cast - come d'uso in prodotti hollywoodiani di livello - risulta adeguato: ma non si può non sottolineare che a Tom Cruise difetta il carisma da protagonista che, in altre epoche, possedevano Paul Newman o Clint Eastwood; e che Rosamund Pike - nei panni della legale - inalbera un'aria di cotal stupefazione da lasciare perplessi.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

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