mercoledì 9 dicembre 2015

Il ponte delle spie

Brooklyn, 1957. Rudolf Abel, pittore di ritratti e di paesaggi, viene arrestato dall'Fbi, che lo accusa di essere una spia al servizio del KGB. I rituali della democrazia impongono che egli venga processato; della sua difesa, viene incaricato l'avvocato James B.Donovan, specializzato in assicurazioni. Dovrà trattarsi di un processo breve, ma il legale prende assai sul serio il proprio incarico; e, contro tutte le previsioni, riesce a evitare la sedia elettrica al proprio assistito, condannato a trenta anni di prigione. Circondato dall'incomprensione, se non dal disprezzo, dell'opinione pubblica intera e finanche di sua moglie, Donovan mostra di esser stato lungimirante allorquando un aereo U-2 americano è abbattuto su territorio sovietico e il pilota Francis Gary Powers viene incarcerato in Russia. Si profila uno scambio tra i due prigionieri, che proprio il nostro vien chiamato a gestire: dovrà, però, agire da privato cittadino, in quanto il governo statunitense non vuole ufficialmente essere implicato. Tutto sembra andare per il verso giusto, ma le cose si complicano quando l'atipico mediatore apprende che c'è pure uno studente americano, Frederic Pryor, recluso nella zona di Berlino appartenente alla Germania Est. Contro il parere della Cia, che teme venga compromesso il rilascio di Powers, Donovan si batte strenuamente perché anche il giovane compatriota venga rimesso in libertà...

Tre anni dopo "Lincoln", Spielberg torna a firmare una pellicola con questo "Il ponte delle spie", basato in larga misura su dei fatti realmente accaduti: lo scambio di prigionieri di cui sopra (uno tra i più famosi nella politica internazionale del ventesimo secolo), s'è svolto effettivamente presso il ponte di Glienicke, a Potsdam. Appassionato di Storia (basti pensare a "War Horse", o al già citato "Lincoln"), il cineasta dell'Ohio è attento a fornire una ricostruzione attendibile dei fatti, a ricreare l'atmosfera del tempo sin nei più piccoli dettagli (l'isteria da guerra fredda, per dirne una, è resa quasi palpabile). Ma, come di consueto, gli interessa soprattutto il disegno delle psicologie: in particolare, Donovan e Abel vengono presentati come figure speculari ("uomini tutti d'un pezzo", direbbe quest'ultimo), fedeli a se stessi ancor prima che al proprio paese. Si crea stima, rispetto, tra due persone che pure stanno su sponde avverse: e la bellissima sequenza finale, ricca di suspense ed emozioni, lo esplicita con un'evidenza 
e, assieme, un pudore, esemplari.

Se è vero che da "The Terminal" (2004) Spielberg non affronta più la contemporaneità, risulta pure indiscutibile che, in questa sua ultima fatica, i riferimenti all'attualità sono d'evidenza palmare: non ci riferiamo soltanto - o tanto - alle tensioni fra Usa e Russia sulla politica estera, bensì al dibattito tra i sostenitori della sicurezza e i difensori delle libertà civili. Per non parlar del tema, appena accennato, delle torture quale mezzo per ottenere confessioni, che allude con evidenza alla recrudescenza dei fenomeni terroristici. Ciò detto, "Il ponte delle spie" si rifà alla migliore tradizione democratica della cinematografia a stelle e strisce: si pensa al cinema di Stanley Kramer, per fare un nome, a quegli onesti artigiani che avevano, però, idee ben chiare sui principi costituzionali, difesi da onesti liberal. Solido, sobrio, serio, il film non aggiunge magari molto alla filmografia dell'autore: avercene, però, di pellicole così, in un panorama sempre più affollato di sequel, remake, reboot, destinati a platee di teen-ager...
                                                                                                                                     Francesco Troiano

IL PONTE DELLE SPIE. REGIA: STEVEN SPIELBERG. INTERPRETI: TOM HANKS, MARK RYLANCE, AMY RYAN, ALAN ALDA. DISTRIBUZIONE: FOX. DURATA: 141 MINUTI.

Nessun commento:

Posta un commento