mercoledì 24 dicembre 2014

American Sniper

Chris Kyle, appartenente al corpo d'élite militare degli U.S. Navy SEAL, viene inviato in Iraq con una missione ben determinata: guardar le spalle ai propri commilitoni, proteggerli dalle insidie preparate dal nemico. La sua straordinaria precisione di cecchino salva le vite di innumerevoli compatrioti sul campo e, mentre i racconti della sua glaciale determinazione si diffondono, viene soprannominato "Leggenda". Frattanto, la sua reputazione è cresciuta anche sul fronte avverso, a tal punto che viene messa una taglia sulla sua testa: egli è divenuto il bersaglio numero uno per gli insorti. Allo stesso tempo, Chris si trova a combattere una battaglia in casa propria nel tentativo d'essere sia un buon marito sia un buon padre, pur trovandosi per tanto tempo dall'altra parte del mondo. Nonostante il pericolo e l'elevatissimo prezzo che dovrà pagare la sua famiglia, la rischiosa missione in Iraq si svolge per i previsti quattro anni, nel corso dei quali egli riesce a tener sempre fede al motto dei SEAL, "che nessun uomo venga lasciato indietro". Ritornato infine a casa dalla moglie e dai figli, il reduce scopre che ciò che proprio non riesce a lasciarsi alle spalle è la guerra...

Avrebbe dovuto dirigerlo sulle prime David O.Russell, questo "American Sniper"; dipoi era subentrato, anch'egli decidendo di rinunciare, Steven Spielberg; infine è stato l'ultimo cineasta "classico" degli Usa,  Clint Eastwood, a raccogliere il testimone ed a condurre il progetto in fondo. Fondato sull'autobiografia di Chris Kyle (ha venduto un milione di copie), tiratore scelto accreditato di almeno 160 bersagli umani colpiti, il film colloca al centro della vicenda un ragazzone figlio della tradizione texana, cui il padre ha insegnato sin da bambino l'uso del fucile da caccia, ed al quale è parso dipoi naturale andare a servire il proprio paese, eliminando quelli che lui e i suoi compagni chiamano "selvaggi". Fosse uscita negli anni '70,  una pellicola così sarebbe stata considerata reazionaria e guerrafondaia, liquidata magari perfino in poche righe; oggi, in tempi meno ideologizzati di quelli, sarà oggetto - si spera - di analisi un poco più approfondite.

Intendiamoci, "American Sniper" è opera per nulla priva d'ambiguità: mettere assieme la disumanità del cecchino con il dramma di un nucleo familiare che attende per mille giorni, in Texas, un consorte ed un genitore affettuoso, è compito azzardoso e dall'esito incerto. Vero è che Eastwood si tiene, saggiamente, lontano da ogni tentazione eroicizzante: il rosario delle uccisioni è sgranato senza musiche, dentro ad un silenzio che agghiaccia, con lo schiocco del colpo che arriva dopo il proiettile, dato che esso viaggia al doppio della velocità del suono. Non v'è cameratismo allegro, tra questi assassini di guerra assoldati con mercede: ma a dire dell'odiosità di un conflitto priva di necessità che non fossero bassamente mercantili, basti citar l'episodio di un commilitone del nostro che vuole portare a casa un bel brillante per la propria fidanzata, comprato a poco prezzo da infelici iracheni costretti alla fuga. Altro che libertà, democrazia o Costituzione! Il conservatore Eastwood non ci fa assistere a prese di coscienza mirabolanti (che, d'altro canto, nella realtà non vi furono),  però dissemina il racconto di piccole, allarmanti tracce: il fratello del cecchino, divenuto Marine, che grida "voglio lasciare questo posto di merda"; Chris supplice a sperare che un bimbo non raccolga un'arma pesante da terra, per non doverlo poi freddare; e l'uccisione del suo doppel di parte contraria, "Il macellaio", freddato a due chilometri di distanza, con il viso che scoppia in mezzo ai panni stesi su un muretto, un attimo prima del lontanissimo "punf".

In sottofinale il nostro, di nuovo alle prese con la vita civile, si trova da uno psichiatra che gli domanda se per caso egli non provi rimorsi nell'aver cagionato tanti lutti, nell'aver stroncato un così alto numero d'esistenze. Egli risponde che no, ha fatto il suo dovere ed è pronto a presentarsi davanti al Creatore con la certezza di potere giustificare ogni singola morte: c'è, però, come un'incertezza, un lieve sperdimento, mentre egli pronuncia queste parole (ed è eccezionalmente bravo Bradley Cooper, a coronamento d'una superlativa prova d'attore, a saperlo rendere). Chris Kyle, il killer infallibile, soccomberà a una peculiare forma di fuoco amico: un ex-marine, tormentato da turbe psichiche e che egli stava cercando di aiutare, lo sopprime mentre stanno facendo il tiro al bersaglio. Sopravvissuto ai sunniti ed agli sciiti, fatto fuori dal giovane della porta accanto: uno scherzo crudele del destino, o la conferma che l'America - suprema giustiziera arrogantemente autonominatasi - è, forse, la nazione più di ogni altra necessitante di cure.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

AMERICAN SNIPER. REGIA: CLINT EASTWOOD, INTERPRETI: BRADLEY COOPER, SIENNA MILLER. DISTRIBUZIONE: WARNER. DURATA: 134 MINUTI.

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