mercoledì 6 marzo 2013

La frode

Sta per compiere 60 anni, Robert Miller - e la sua sembra un'esistenza davvero invidiabile: magnate dell'industria, a capo di un vero e proprio impero finanziario, egli ha anche una splendida famiglia. Ma non è tutto oro quel che riluce: messo a terra da una speculazione rivelatasi calamitosa, l'uomo sta cercando di vendere ad una grande banca, prima che le frodi da lui perpetrate nel corso degli anni vengano alla luce. A complicare ulteriormente le cose, egli causa un incidente automobilistico nel quale perde la vita Julie (Laetitia Casta), la sua amante. Nel tentativo di restar fuori dalla cosa, finisce senza volerlo a fare ricadere la responsabilità su un giovane afroamericano legato al suo passato: per soprammercato, non può evitare che la sua brillante figlia ed erede Brooke prenda coscienza della disinvolta gestione del denaro da lui messa in opera. Oramai alle strette su tutto, tampinato dal detective della NYPD Michael Bryer (Tim Roth), Miller deve trovar un modo per evitare che la sua vita vada a fondo.

Al tempo di "Occupy Wall Street", una vicenda come quella narrata ne "La frode"può essere utile a comprendere certi meccanismi dell'alta finanza, le loro dinamiche, infine la scaturigine. Si tratta di argomenti che Hollywood ha affrontato assai di rado: viene in mente un classico come "Wall Street" (1987), ovviamente, col superlativo e survoltato ritratto di Gordon Gekko, coniatore della massima "Il danaro non dorme mai"; od un piccolo film quale "L'imbroglio" (2006) di Lasse Hallstrom, incentrato su quel Clifford Irving assurto ad immeritata popolarità per aver scritto una (falsa) autobiografia di Howard Hughes. Anche lì, come ora in questa pellicola d'esordio del documentarista Nicholas Jarecki (autore pure della sceneggiatura), nei panni del protagonista c'era Richard Gere.

Il suo personaggio, tarantolato dal demone del guadagno eppure non privo di residua umanita, è qui più complesso e tormentato di quanto appaia; il drammatico scambio di battute con la figlia - quando egli le rivela come il produrre soldi senza apparenti limiti lo faccia sentire simile ad un dio - possiede echi addirittura dostoevskjani. In generale, la parabola del film ha la struttura di un racconto morale: inverando l'assioma di Balzac, "dietro ogni grande fortuna c'è un crimine", veicola, inoltre, l'adulto rifiuto d'un lieto fine. Insomma, pur se siamo lontani dalla potenza del Tolstoj de "La cedola rubata", ove il rapporto fra il danaro e il male era dato per inestricabile, "La frode" possiede un rigore invero poco comune. Concentrato ed intenso, Gere fornisce la propria miglior prova delle sue più recenti stagioni; nel ruolo della consorte, Susan Sarandon gli dà la replica con la consueta autorevolezza.
                                                                                                                                    Francesco Troiano

LA FRODE. REGIA: NICHOLAS JARECKI. INTERPRETI: RICHARD GERE, SUSAN SARANDON, TIM ROTH, LAETITIA CASTA, BRIT MARLING. DISTRIBUZIONE: M2 PICTURES. DURATA: 107 MINUTI. 


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