mercoledì 1 maggio 2013

Effetti collaterali

Dopo aver scontato una pena di quattro anni per insider trading, Martin Taylor esce dal carcere. Pieno di energia e di ottimismo, non vede l'ora di tornare al lavoro e alla vita lussuosa - una splendida villa, la barca a vela - che conduceva sino alla condanna. Durante la detenzione, però, la consorte Emily - che l'ha atteso in un angusto appartamento di Manhattan - è piombata in una severa forma depressiva che il rilascio del marito, curiosamente, aggrava. Dopo un tentativo fallito di suicidio, ella si affida  allo psichiatra Jonathan Banks ed inizia una terapia basata su un nuovo psicofarmaco, Ablixa: ne ha consigliato l'uso la dottoressa Victoria Siebert, che l'aveva avuta precedentemente in cura. Ma i suoi sintomi non accennano a migliorare; al punto che gli imprevisti effetti collaterali della medicina - dai blackout della memoria alla narcolessia - conducono addirittura ad un omicidio...

Nella sua generazione, pochi sono i talenti eclettici quanto quello di Steven Soderbergh. Dal fortunato esordio indipendente di "Sesso, bugie e videotape" (1989, Palma d'Oro a Cannes) al monumentale biopic sul "Che"(2008), dalla commedia "civile" di "Erin Brockovich" (2000) al cinema d'impegno in "Traffic" (2001, 4 Oscar tra cui quello alla regia), dalla saga iniziata con "Ocean's Eleven" (2001) al thriller politico "Contagion" (2011), la carriera del cineasta statunitense mai ha perso un colpo - egli è, tra l'altro, uno dei rarissimi registi in attività col quale ogni attore farebbe carte false per lavorare - e, a quanto egli stesso ha annunciato, proprio con "Effetti collaterali" si concluderà (fa eccezione "Behind the Candelabra", il film su Liberace già realizzato per la HBO).

Sarebbe un peccato: Soderbergh è appena cinquantenne, e infinite altre cose potrebbe dare al cinema. Quanto all'opera del presunto congedo, ci troviamo di fronte a una pellicola tradizionale di suspense. In questi casi, il nome che con maggior frequenza viene fatto è quello di Alfred Hitchcock, del quale il nostro senz'altro possiede lo straordinario controllo della forma e lo stile impeccabile. Qui, tuttavia, ci si muove più dalle parti di certe pellicole di genere di vent'anni fa, da "Presunto innocente" (1990) di Alan J.Pakula ad "Analisi finale" (1992) di Phil Joanou, svarioni compresi (qualcuno ricorda che, in quest'ultimo titolo, per individuare il sogno dei fiori di Freud, l'analista va a consultarne l'opera in una biblioteca pubblica? Beh, il dottor Banks qui non riconosce la più nota definizione di depressione data da uno scrittore, e spacciata dalla sua paziente come propria...). La psicoanalisi volgare, di moda nel cinema americano già negli anni '40, porta spesso ad ipotesi improbabili e a raffazzonamenti nella trama: "Effetti collaterali" non sfugge alla regola, ma grazie al cast di prim'ordine e all'ambientazione in una New York trasognata e stupefatta  - dietro allo pseudonimo di Peter Andrews, il direttore della fotografia è ancora Soderbergh - si lascia seguire con innegabile diletto, fino all'alquanto prevedibile scioglimento dell'intrigo.
                                                                                                                                    Francesco Troiano

EFFETTI COLLATERALI. REGIA: STEVEN SODERBERGH. INTERPRETI: ROONEY MARA, JUDE LAW, CHANNING TATUM, CATHERINE ZETA-JONES. DISTRIBUZIONE: MOVIEMAX -M2. DURATA: 106 MINUTI.




Nessun commento:

Posta un commento