lunedì 13 maggio 2013

A Lady in Paris

Dopo la morte della vecchia madre (cagionata da una lunga, dolorosa malattia), Anne lascia l'Estonia per recarsi a Parigi ove dovrà prendersi cura di Frida, un'anziana signora sua connazionale emigrata in Francia molti anni prima. Scontrosa e aggressiva, la donna in realtà desidera soltanto l'attenzione di Stéphane, un suo ex-amante assai più giovane. Quest'ultimo, proprietario di un caffè donatole da Frida, cerca disperatamente di convincere Anne a non mollare e continuare a prendersi cura di Frida, anche contro la volontà di costei. In questo conflitto d'interessi, proprio quando le cose paiono essere precipitate, viene infine trovato un punto d'equilibrio che costituirà per Anne l'inizio d'una nuova vita.

Qualcuno l'ha già fatto, ma servirebbe ancor più approfondito, uno studio sui rapporti fra il cinema e la vecchiaia. Al pari della grande letteratura, la settima arte ha saputo proporre riflessioni profonde sull'argomento e, soprattutto, trovare mirabili figure da mettere al centro della rappresentazione, di volta in volta. Fosse pure una nota a pie' di pagina, un posticino se lo meriterà di sicuro la Frida di "A Lady in Paris", tra la "vieille dame indigne" di Allio e la deliziosa Maude di Hal Ashby, tra le "balene d'agosto" di Anderson e la Gertrud di Dreyer. Come quest'ultima, la nostra potrebbe porre a mo' d'esergo, sulla propria esistenza: "ho molto sofferto, e spesso ho sbagliato, ma ho amato".

Inoltre, nel bel film di Ilmar Raag, c'è il tema quanto mai attuale dell'incontro con il forestiero veduto come l'altro da sè, in una società ogni giorno di più multiculturale e "meticcia". Il regista estone, per soprammercato, s'inventa una eguale nascita fra i due personaggi principali, che gli fornisce il destro per raccontare un paese in trasferta, senza in alcun modo addolcire i toni in favore dello spettatore (la scena dell'incontro di Frida con i vecchi connazionali è d'una durezza senza sconti). La carta vincente della pellicola è, per certo, il racconto d'attriti e repentine dolcezze, di scontri e rappacificazioni che ci scorre sotto gli occhi, illuminato da interpretazioni straordinarie. Su tutto, in ogni caso, spicca una strepitosa Jeanne Moreau che mette in scena, anche fisicamente, la propria vecchiezza con una sorta di tenera impudenza - si veda la sequenza della seduzione rattenuta - che incanta per la malia che ne promana, lascia ammirati per il coraggio. Ad 85 anni suonati, una lezione di stile, di bravura.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

A LADY IN PARIS. REGIA: ILMAR RAAG. INTERPRETI: JEANNE MOREAU, LAINE MAGI, PATRICK PINEAU. DISTRIBUZIONE: OFFICINE UBU. DURATA: 94 MINUTI.

Nessun commento:

Posta un commento