domenica 18 novembre 2012

Festival Roma - Premi & Commento

La Giuria Internazionale presieduta da Jeff Nichols e composta da Timur Bekmambetov, Valentina Cervi, Edgardo Cozarinsky, Chris Fujiwara, Leila Hatami e P.J. Hogan, ha assegnato i seguenti premi:

- Marc’Aurelio d'Oro per il miglior film: Marfa Girl di Larry Clark
- Premio per la migliore regia: Paolo Franchi per E la chiamano estate
- Premio Speciale della Giuria: Alì ha gli occhi azzurri di Claudio Giovannesi
- Premio per la migliore interpretazione maschile: Jérémie Elkaïm per Main dans la main
- Premio per la migliore interpretazione femminile: Isabella Ferrari per E la chiamano estate
- Premio a un giovane attore o attrice emergente: Marilyne Fontaine per Un enfant de toi
- Premio per il migliore contributo tecnico: Arnau Valls Colomer per la fotografia di Mai morire
- Premio per la migliore sceneggiatura: Noah Harpster e Micah Fitzerman-Blue per The Motel Life 


Dunque, si è finalmente conclusa la settima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Tutto vi è stato combattuto, le difficoltà sono iniziate - come si ricorderà - fin dalla direzione affidata a Marco Muller,  tra mille controversie (il presidente Gian Luigi Rondi, favorevole alla conferma di Piera Detassis, s'è dimesso in polemica con la decisione assunta). Insediato solo a giugno, Muller ha fatto quanto ha potuto nei mesi che aveva a disposizione: è stato incauto ad annunciare una manifestazione composta da prime mondiali, ma il linciaggio che gli è stato riservato - durante la presentazione di un'edizione che di glamour ne aveva ben poco - forse è suonato eccessivo. Veniamo ai film. Durante le giornate, si è più volte sottolineato - in maniera composta in sede critica, assai meno nel corso delle proiezioni per la stampa - l'inadeguatezza, o presunta tale, di taluni titoli in concorso. Premesso che il livello generale delle pellicole di sicuro non può essere considerato alto, si sa pure che i festival sono come le vendemmie: a volte vanno bene, altre sono meno favorevoli. Aver dovuto comporre una selezione in tempi relativamente brevi, come dicevamo, ha di certo avuto la sua parte, ma un ruolo l'ha giocato ugualmente la formazione - e le conseguenti scelte - del direttore. Ci spieghiamo meglio: Marco Muller è uno tra i migliori nel suo campo in Italia (se non proprio il migliore), ma è più adatto a mostre di altro tipo. A Venezia ha senz'altro fatto bene, tuttavia la dimensione ideale per lui rimane - ad avviso di chi scrive - Locarno: "il più grande dei festival piccoli, il più piccolo dei grandi", secondo una felice definizione a suo tempo coniata da Tullio Kezich. Ora, Roma è partita come una festa del cinema (ha scelto di mutarne la dizione in festival Rondi), da collocarsi nelle ottobrate romane (e non nel piovoso novembre inoltrato di questa volta), guardando alla Hollywood dei grandi registi e con un occhio al red carpet. Pian piano, dette caratteristiche sono andate sfumando, senza che la manifestazione ne assumesse di nuove. Lo stallo cui ora si è giunti vorrà preludere - noi speriamo - a un ritorno al passato che restituisca alla kermesse romana il glamour che aveva all'inizio e del quale, a quanto sembra, non può fare a meno.

I premi: la scelta di "Marfa Girl" come miglior film, non foss'altro quale riconoscimento ad un cineasta non allineato ed azzardoso nella scelta dei temi come Larry Clark, è giusta. Il riconoscimento per la migliore regia a Paolo Franchi ed alla migliore attrice per Isabella Ferrari gratificano entrambi il film più discusso in concorso, "E la chiamano estate" (accolto da sonori fischi durante la proiezione stampa): antonioniano fino al midollo, esso è tutto calato negli anni Sessanta, per stile ed ispirazione. Ed è proprio questo suo essere volutamente, in un certo senso, obsoleto, che conferisce alle immagini un fascino obliquo. Bene anche il Premio Speciale della Giuria a Claudio Giovannesi per "Alì dagli occhi azzurri": un lavoro intenso, sentito, che riesce a parlare del tema degli immigrati raccontando una storia forte e credibile. Nulla da dire pure su Jérémie Elkaim miglior interprete maschile: ha figurato bene nel delizioso "Main dans la main", che conferma Valérie Donzelli tra le migliori registe in attività. Infine, "The Motel Life" di Gabriel e Alan Polsky, molto apprezzato dalla critica tutta, è stato ricompensato per la sua cosa più indovinata, la sceneggiatura. 

Dei film che non hanno trovato posto nella premiazione, ci piace segnalarvi il grintoso, violentissimo "A Bullet To The Head" del redivivo Walter Hill, uno dei vertici del Festival; ed il delizioso "Populaire" di Régis Roinsard, gli anni '50 mai così tali in una commedia romantica e divertente. Ne parleremo estesamente in sede di recensione, quando i due film approderanno nelle nostre sale. Arrivederci alla ottava edizione!
 



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