mercoledì 21 ottobre 2015

The Walk

Nel 2009, sul palco del Kodak Theatre, Philippe Petit afferrò l'Oscar che aveva appena ricevuto per il documentario "Man on Wire" e se lo sistemò sul mento, tenendolo in equilibrio. Non si trattò affatto di un gesto improvvisato, bensì d'una gag accuratamente preparata, facendo a lungo esercizio con una replica del medesimo peso: 4 chili. E' la miglior presentazione possibile per un artista che ha sfidato il pericolo di morire "volando" su alcuni dei luoghi più suggestivi dell'universo: la Tour Eiffel, Notre Dame, lo Harbour Bridge di Sydney, il Plaza Mikado Building di Tokyo e la Grace Cathedral di New York. Oggi sessantaseienne, espulso da 5 scuole e arrestato 500 volte, si definisce "famoso ma povero" e non s'è mai vergognato di girare con il cappello tra gli spettatori. Ha scritto, inoltre, una decina di libri, da "Why Knot?", un elogio dei nodi, a "L'art du pickpocket", una sorta di saggio sul borseggio.

Un personaggio del genere non poteva non suscitare interesse in un regista quale Robert Zemeckis, che - a tre anni di distanza dal bellissimo "Flight", a nostro avviso la migliore prova d'attore di Denzel Washington - mette in scena con "The Walk" (presentato alla Festa del Cinema di Roma) l'impresa che il funambolo francese riteneva il suo sogno: camminare per quasi un'ora, avanti ed indietro, sopra un cavo teso tra le Twin Towers di New York, a oltre 400 metri d'altezza senza protezioni. A guardarlo, in basso, la sua compagna, gli amici che hanno dato una mano, la polizia che l'attende per incarcerarlo,  la città e, poi, il mondo. Pare impossibile, ma il 7 agosto del 1974 Petit conferisce alla freddezza delle torri gemelle il tocco geniale dell'arte, mutando lo sguardo dei newyorkesi su di esse. Sino a che, l'11 settembre del 2001, qualcuno scriverà un nuovo spartito, all'insegna del terrore, consegnando quello spazio al nulla figliato dalla distruzione. 

Strutturato su due movimenti, il film ha una prima parte ambientata a Parigi, che sembra venuta fuori da un musical alla Stanley Donen: i protagonisti della storia si muovono in una sfera semifavolistica, ove la finzione prevale sulla realtà malgrado costumi e fotografia s'adoprino per andare in direzione opposta. Dipoi le cose mutano, e passato l'oceano la prospettiva si fa diversa: qui Zemeckis, a proprio agio maggiormente ed estendendosi su una dimensione spettacolare più ricca, scandisce la vicenda come un "caper movie", i film del "colpo grosso" ritornati di moda con la serie degli "Ocean". Le fasi della minuziosa preparazione, sino alla notte in cui i componenti del gruppo salgono in cima alle torri, vengono narrate creando un'ininterrotta suspense. Infine, la passeggiata sul vuoto e il magistero del cineasta hanno modo di fondersi, di apparire fatti della medesima materia, d'esser capaci di scandire i tempi con le loro regole particolari, di rubare il respiro a chi guarda. L'unica obiezione possibile è che la materia risulta forse troppo esigua, per un lungometraggio che si estende per la durata d'oltre due ore. Ma lo spettacolo c'è, i contributi tecnici sono eccellenti e il cast funziona a meraviglia, capitanato da un Joseph Gordon-Levitt capace d'immedesimarsi nel suo atipico eroe con una leggerezza - è il caso di dirlo - aerea.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

THE WALK. REGIA: ROBERT ZEMECKIS. INTERPRETI: JOSEPH GORDON-LEVITT, BEN KINGSLEY, JAMES B. DALE, BEN SCHWARTZ, STEVE VALENTINE, CHARLOTTE LE BON. DISTRIBUZIONE: WARNER. DURATA: 123 MINUTI.

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