Giugno 1940. Dopo la firma dell'armistizio il 22 giugno, le divise grigie dilagano per la Francia. Non si salva dall'invasione Bussy, piccolo villaggio ad est della capitale dove - come molti altri parigini, datisi alla fuga alla notizia dell'arrivo delle truppe germaniche - si sono rifugiate nella loro proprietà l'arcigna vedova Angellier e la bella ed infelice Lucille, moglie di Gaston (ora al fronte, probabile prigioniero di guerra), vessata dalla severa suocera. Costrette dal succedersi degli eventi a dare rifugio nella propria abitazione ad almeno un tedesco, debbono coabitare con il giovane ed attraente ufficiale tedesco Bruno von Falk, animo sensibile ed artistico nonostante il ruolo: a dispetto della terribile ostilità della vedova, e dell'odio dei locali per gli invasori, tra i due giovani di diverse nazionalità - complice il comune amore per il pianoforte - esplode una passione bruciante, che li condurrà a fare delle scelte difficili e rischiose.
Morta ad Auschwitz nel 1942, l'ebrea apolide Irène Némirovsky divenne famosa oltralpe negli anni '30 pei suoi scritti. Caduta nell'oblio, ella è tornata alla ribalta editoriale nel 2004 grazie a "Suite francese", la sua ultima opera rimasta incompiuta e per caso ritrovata da sua figlia. Nelle intenzioni dell'autrice, il libro doveva essere una sorta di "Guerra e pace" in cinque parti, un lungo racconto di mille pagine che, a causa del suo internamento in un campo di sterminio, non poté essere portato a termine. Sono rimaste le prime due sezioni: "Temporale di giugno" e "Dolce". Ed è proprio a questa seconda che s'è ispirato il cineasta inglese Saul Dibb, il quale, dopo "La duchessa" (2008), narra un'altra vicenda ove protagonista è una figura femminile non allineata, dilacerata tra ragione e sentimento, senso etico e bisogno d'amore.
Girato in inglese e con un cast internazionale, il film correva il rischio delle coproduzioni di tono "alto", sovente algide od illanguidite od entrambe le cose. "Suite francese" riesce a scampare i pericoli in virtù di una valida sceneggiatura, asciutta abbastanza da non far stillare dovunque il miele della love story; invece, attenta a disegnare un contesto storico ben caratterizzato sul piano della ricostruzione dei luoghi, degli eventi e dei personaggi. Il regime petainista, con le sue mille meschinità e cattiverie (si veda il numero trabocchevole di lettere anonime scritte per accusare di fronte alle nuove autorità le persone vicine, i compaesani), è dipinto a meraviglia; e circola a tratti un'atmosfera che ricorda il capolavoro di Clouzot, "Il corvo" (1943), denuncia magistrale del tema della delazione al tempo della occupazione. Nell'ultima parte, il film si fa emotivamente coinvolgente e Dibb si prende il rischio di rimaneggiare il racconto, inventandosi di sana pianta un finale commovente, che non cerca però a ogni costo l'esazione della lacrima. Michelle Williams e Matthias Schoenaerts sono bravissimi; ma è Kristin Scott Thomas a dare alla figura della Angellier echi e sfumature impensabili, con la sua superiore maestria.
Francesco Troiano
SUITE FRANCESE. REGIA: SAUL DIBB. INTERPRETI: MICHELLE WILLIAMS, MATTHIAS SCHOENAERTS, KRISTIN SCOTT THOMAS. DISTRIBUZIONE: VIDEA. DURATA: 107 MINUTI.
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