martedì 10 febbraio 2015

Whiplash

"Volevo fare un film sulla musica che sembrasse, però, un film di guerra o di gangster, ove gli strumenti musicali sostituissero le armi, le parole fossero minacciose come pistole e l'azione si sviluppasse non sul campo di battaglia, ma nella sala prove di una scuola o di un palco". Trentenne, figlio di uno scienziato francese e d'una scrittrice, Damien Chazelle ha, a lungo, coltivato il sogno di divenire un batterista jazz. Non c'è l'ha fatta, e ha dovuto mettere le bacchette nel cassetto; in compenso, con questa opera seconda, è riuscito a ottenere 5 nomination all'Oscar (tra le quali c'è quella per il miglior film), dopo essere stato, l'anno scorso, trionfatore al Sundance.

La trama è assai lineare: a New York, un giovane aspirante batterista jazz, ambizioso e sprezzante, si è iscritto al primo anno del migliore conservatorio americano (l'immaginario Shaffer). Il rigido professor Fletcher ne individua da subito il talento non comune, ma sottopone il ragazzo ad esercizi massacranti. Poco alla volta, la sua vita diventa un inferno, dove solo il duro lavoro di allenamenti - non dissimile da quello di un pugile: sullo strumento egli lascia, ogni volta, il sudore e il sangue che gli sgorga dalle dita esulcerate - è realtà, e per null'altro vi è posto: anche la storia d'amore in boccio con una coetanea viene sacrificata sull'altare della disciplina. Alla fine, schiantato da tensione ed ansia, il ragazzo è costretto ad abbandonare. Si lascia, per di più, convincere a denunciare, in forma anonima, i feroci metodi didattici adoprati dal proprio insegnante. Tutto sembra essersi concluso così, ma...

Nella filmografia sul jazz, di preferenza s'incontrano biopic incentrati su grandi musicisti, da "Chimere" (1950) di Michael Curtiz a "Bird" (1988) di Clint Eastwood. Rare volte, tuttavia, ci si è fermati sul fare musica, su quanto ciò comporti in termini di rinunce, nevrosi, privazioni. Il merito del giovane Chazelle è proprio questo: aver scommesso che un argomento, sulla carta, per soli specialisti, potesse divenire, di contro, una vicenda appassionante per un ampio numero di spettatori. C'è riuscito grazie a due interpreti di talento, Miles Teller ed il formidabile J.K.Simmons (premiato per la parte del maestro senza pietà con un Golden Globe e la possibilità di prendere la statuetta come miglior attore non protagonista), e ad una sceneggiatura dove i dialoghi sono ridotti all'essenziale: a parlare sono i gesti, le immagini e, soprattutto, le sette note. A proposito, la colonna sonora di Justin Hurwitz - che include classici come la "Caravan" di Duke Ellington e la "Whiplash" (alla lettera, "colpo di frusta") del titolo - è formidabile: ci pare una vera incongruenza che i membri dell'Academy l'abbiano esclusa dalla corsa all'Oscar.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

WHIPLASH. REGIA: DAMIEN CHAZELLE. INTERPRETI: MILES TELLER, J.K.SIMMONS, PAUL REISER, MELISSA BENOIST, AUSTIN STOWELL. DISTRIBUZIONE: WARNER. DURATA: 107 MINUTI.


Nessun commento:

Posta un commento