mercoledì 7 maggio 2014

Alabama Monroe - Una storia d'amore

Elisa è una tatuatrice, e copre ogni volta sul proprio corpo il nome degli amori passati tramite un nuovo disegno; Didier suona il banjo ed è cantante in un gruppo belga di musica bluegrass, infatuato del mito dell'America rurale. Paiono incompatibili, allorquando s'incontrano; e invece l'amore esplode repentino, rafforzato dal reciproco riconoscersi come degli outsider in un Paese conformista e ordinario. Dipoi c'è la passione per la musica, che conduce lei a entrare nell'ensemble. Dopo aver vissuto insieme stagioni felici, Elisa decide d'avere prole: nasce la piccola Maybelle e Didier, dapprima perplesso e contrariato da un avvenimento che non aveva messo nel conto delle possibilità, s'impegna nel ruolo del genitore con tutte le forze. Ma, quando ogni cosa sembra essersi messa bene, alla piccina viene diagnosticata una malattia incurabile...

Felix Van Groeningen, il regista fiammingo di Alabama Monroe, opta da subito per il mélo. Se ne è consapevoli dall'inizio, ché la storia dei protagonisti viene raccontata a partire dal tragico evento del cancro toccato in sorte a Maybelle, alternando il tempo del dolore assoluto ai giorni della passata felicità, con un effetto di struggente coinvolgimento. Elisa e Didier vengono chiamati, giusto come accade in tanti brani bluegrass (il titolo originale, "The Broken Circle Breakdown", allude alla classica "Will The Circle Be Unbroken", cavallo di battaglia della Nitty Gritty Dirt Band, eseguita in vari momenti), a vivere sino in fondo la propria pena, senza potervisi sottrarre. Alla prova definitiva della morte della bimba, i due reagiscono in modi assai differenti: Elisa si rifugia nell'illusione che qualche cosa della figlioletta possa sopravvivere, Didier invece maledice con furia i divieti cattolici sull'uso delle cellule staminali di matrice statunitense. E' qui che il loro legame s'infrange: la donna decide di farsi chiamare Alabama Monroe - il cognome è quello dell'imperatore indiscusso del bluegrass - e di imprimerselo sul corpo, a cancellare il ricordo di Didier.
 
In una pellicola del genere, iI rischio è quello di sconfinare dalla categoria del commovente a quella del retorico: se ciò non avviene, è per merito in primo luogo dell'avvedutissima regia, che non sopprime la rappresentazione della sofferenza ma non v'indulge più di tanto, alleggerendo la vicenda con il via vai tra passato e presente. Infine, i due attori principali si calano nei rispettivi personaggi con uno slancio, un trasporto raramente veduti nel cinema recente. Johan Heldenbergh - che è pure autore della pièce teatrale da lui diretta in palcoscenico, su cui è basato il film - dipinge Didier come un individuo mosso da animal spirits prorompenti, nel miglior senso del termine, che si trasformano in distruttiva negatività quando tutto lo travolge; quanto a Veerle Baetens, vincitrice dello European Film Award per il ruolo di Elise, è superba nel dar vita ad una creatura nell'intimo profondamente fragile. Principale concorrente de "La grande bellezza" nella corsa all'Oscar per il miglior film straniero, "Alabama Monroe" certo non avrebbe usurpato la vittoria: in ogni caso, è opera destinata a restare nella memoria dello spettatore.

ALABAMA MONROE. REGIA: FELIX VAN GROENINGEN. INTERPRETI: JOHAN HELDENBERGH, VEERLE BAETENS, NELL CATTRYSSE. DISTRIBUZIONE: SATINE FILM. DURATA: 111 MINUTI.

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