lunedì 11 febbraio 2013

Noi siamo infinito

Pittsburgh, 1991. Charlie, matricola alle superiori, è un ragazzo introverso e riservato, che guarda le cose intorno a sé tenendosi da parte. Intelligente, tuttavia, e anche gentile, attento ascoltatore, non ci mette molto a entrare nelle grazie della bella Sam e del suo impavido fratellastro Patrick, che subito lo prendono sotto la loro ala protettrice. Inizia, così, pel neofita un periodo entusiasmante: tra primi amori e nuove amicizie, feste e rappresentazioni del "Rocky Horror Picture Show", il tempo scorre lesto e piacevole. Incoraggiato poi dal carismatico professore di inglese, il signor Anderson, Charlie prende consapevolezza della propria vocazione alla scrittura. Purtroppo, nonostante egli possa dirsi un ragazzo felice, il dolore di eventi passati - il sucidio del suo più caro sodale, Michael; la morte accidentale di una amata zia - continua a tormentarlo: e si materializza, alla fine, in una devastante perdita dell'equilibrio, allorquando i suoi amici più grandi si preparano ad andare al college...

Apparso in Italia col titolo "Ragazzo da parete" (Frassinelli), "The Perks of Being a Wallflower" - uscito negli Usa nel 1999 - divenne rapidamente un libro di culto, pur se fra infinite polemiche (la franchezza con cui affrontava argomenti quali il sesso, l'alcool e la droga fra i giovani irritò la parte più conservatrice dell'America). Assurto a repentina fama, il suo autore Stephen Chbosky ricevette diverse proposte volte a fargli adattare il libro per il grande schermo ma le rifiutò tutte, preferendo dedicarsi all'attività di sceneggiatore (con successi quali la serie televisiva "Jericho"). Tredici anni dopo, ritenendo fosse giunto il momento di tornare alle origini della sua fortuna, Chbosky licenzia uno script che mantiene lo spirito del romanzo, pur concentrandosi soltanto su alcuni personaggi del medesimo. A questo punto, la Mr.Mudd Productions - suoi "Juno" e "Ghost World", per fare qualche esempio - decide di fornire il danaro per la pellicola e offre al nostro di dirigerla.

Di fronte al film, allo spettatore può venir in mente quella bella frase di Pessoa, "ho nostalgia di tutto, anche di ciò che non ho vissuto": ché il ricordo di una siffatta prima adolescenza, sospesa fra entusiasmo e malinconia, pare di quelli che tutti vorrebbero avere nel proprio vissuto. E quella pena, quell'angoscia magari mai più desidereremmo viverla, ma il mix di sensazioni che dava ha contribuito alla crescita di ciascuno di noi. C'è molto, qui, del Salinger del "Giovane Holden" ed ugualmente dei racconti; e, anche, una vena di Fitzgerald, mentre a cercare un referente cinematografico viene in mente l'opera prima di Whit Stillman, "Metropolitan" (pur se qui la classe sociale non è proprio l'alta borghesia urbana). L'operazione nostalgia, ravvicinata nel tiro, passa per brani dell'epoca, non a caso a cominciare dalla "Heroes" di Bowie (che i personaggi adorano, ma non sanno identificare): e questi "american graffiti" d'oggidì avvolgono quanto quelli di Lucas salvo sciogliersi in un finale positivo, senza il retrogusto amaro d'allora. Opera d'interpreti, inoltre, "Noi siamo infinito" fa sfilare un ottimo Logan Lerman ("Percy Jackson") nei panni del protagonista e dà una robusta conferma con Ezra Miller (è Patrick), già fattosi notare come figlio di Tilda Swinton in "E ora parliamo di Kevin". Ciò detto, a tutti ruba la scena Emma Watson che, conclusasi l'interminabile saga di Harry Potter, sciorina un talento d'attrice impressionante, nell'ossimorica rappresentazione di un'adolescente fragile e forte, indomita e timida, spavalda e struggente. Uno spettacolo nello spettacolo.
                                                                                                                                    Francesco Troiano

NOI SIAMO INFINITO. REGIA: STEPHEN CHBOSKY. INTERPRETI: LOGAN LERMAN, EMMA WATSON, EZRA MILLER. DISTRIBUZIONE: M2 PICTURES. DURATA: 103 MINUTI.


Nessun commento:

Posta un commento