mercoledì 16 novembre 2016

Animali notturni

Susan Morrow, proprietaria di una prestigiosa galleria d'arte di Los Angeles, conduce una vita agiata ma algida col ricco secondo marito Hutton Mortow, che la tradisce sulla East Coast. Il primo, Edward Sheffield, l'ha lasciato in modo assai crudele 19 anni prima: lo riteneva un debole ed un velleitario, con le sue ambizioni da scrittore. Ora, dopo lungo silenzio, lui si fa vivo inviandole il manoscritto del primo romanzo, "Nocturnal Animals", dedicato giusto a lei. Insieme al libro, vi è un biglietto che la esorta a leggerlo, e a chiamarlo durante il suo soggiorno in città. Incuriosita (e, pure, per riempire il vuoto di un lungo week-end da sola),  Helen si cala nella storia di Tony Hastings, bonario pater familias in viaggio per una vacanza nel Texas, assieme alla moglie Laura e alla figlia India. Si parte a tarda ora, in omaggio ai desiderata di quest'ultima (che, per le sue preferenze, viene definita "un animale notturno"). In quelle strade, però, si muovono pure balordi pronti a sconfinare nella provocazione e nella violenza: l'incontro con Ray Marcus e la sua combriccola è destinato a mutare la vita del piccolo nucleo familiare. E anche quella di Susan...

Secondo film da regista dello stilista Tom Ford (dopo "A Single Man", interessante adattamento del bel romanzo omonimo di Christopher Isherwood), "Animali notturni" ha una scena incipitaria che davvero non ci si attenderebbe da un noto esteta: la danza, sfrenata e al ralenti, d'un gruppo di donne obese e per intiero nude (stivali e cappellino da majorettes a parte), in un turbinio di carne molliccia e di sguardi più che ammiccanti. Si tratta, in realtà, di una tra le videoinstallazioni della galleria di Amy: ma è, al tempo stesso, un'indicazione, un presagio sui temi del film, dalla ingannevolezza dello sguardo allo sgomento della scoperta. Adattamento di un noir postmoderno di Austin Wright ("Tony&Susan", da noi uscito per Adelphi), la pellicola si muove fra due piani temporali e fra realtà e visualizzazione delle pagine di Edward: sicché la prospettiva metacinematografica si fa metalinguistica, in una vertigine che avvolge lo spettatore già dal citato, ipnotico inizio.

"Animali notturni" è la notomizzazione feroce d'un matrimonio fondato sulle apparenze, una riflessione aguzza e penetrante sul rapporto fra arte e vita, un'indagine sulla ferita sempre purulenta del rimosso. In questa difficile operazione, Ford si muove con l'eleganza di un couturier e la lucidità d'un intellettuale: il passaggio fra tempi, luoghi, azioni differenti è ottenuto con straordinaria fluidità, pel tramite d'immagini indelebili - l'apparizione repentina di un'inquietante figura dallo schermo di un phablet, il ritrovamento di due cadaveri femminili nudi sopra un divano rosso in mezzo al nulla - e d'una sceneggiatura - firmata da Ford medesimo - lavorata finemente di bulino. Con un senso della struttura e della suspense che sarebbe piaciuto a Hitchcock, attraverso la sapiente costruzione di atmosfere lynchiane, il film mette in scena l'unheimlich freudiano con chirurgica precisione e un'esattezza che si ferma sull'orlo della pietas. "Non ci sono secondi tempi nelle vite americane", ammoniva Scott Fitzgerald: ne pare consapevole, la protagonista (una superba Amy Adams, alla quale Jake Gyllenhaal dà la replica con autorevolezza), quando nel finale si trova, da sola, ad aspettare un incontro che smentisca l'oroscopo. In un ristorante di lusso, fra camerieri compitissimi ed atmosfera elegante: la fotografia della vita che ha scelto. E che non si lascia abbandonare.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

ANIMALI NOTTURNI. REGIA: TOM FORD. INTERPRETI: JAKE GYLLENHAAL, AMY ADAMS. DISTRIBUZIONE: UNIVERSAL. DURATA: 117 MINUTI.



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