martedì 24 maggio 2016

Julieta

Nel 2003 Antia, la figlia di Julieta e Xoan, compie 18 anni, è maggiorenne e decide di recarsi in ritiro spirituale nei Pirenei aragonesi per tre mesi. Julieta è disperata all'idea di separarsi dalla propria figliola, dalla quale sino ad allora non si era mai allontanata. Quando la va a riprendere, al termine del periodo, apprende con costernazione che Antia ha scelto di costruirsi un'esistenza di cui lei non farà parte. Dopo non avere avuto sue notizie per anni, Julieta distrugge ogni ricordo materiale, e cambia casa: desidera seppellirne la memoria, in modo che nessun oggetto e nessun luogo possa più ricordargliela. Trascorre ancora altro tempo: al suo destino di volontario martirio giunge a sottrarla Lorenzo, una persona gentile ed affettuosa che diviene il compagno di una nuova, auspicata stagione. E' in questa prospettiva che ella prepara i bagagli per trasferirsi in Portogallo con lui, lasciare definitivamente la Spagna, tagliare i ponti con il passato. Ma un incontro fortuito in strada con Bea, amica del cuore di Antia nell'adolescenza, la spinge a cambiare i piani: Antia vive sul lago di Como, ha tre figli, è molto cambiata. E' l'inizio di una straziante resa dei conti col rimosso, affidato alla scrittura dato che non è possibile parlare con la figlia...

Render conto della trama di "Julieta", il più bel film di Almodovar dall'epoca di "Volver", è difficile: e non tanto per le modalità della narrazione, che va avanti e indietro nel tempo, con due differenti attrici -  Adriana Ugarte per la giovinezza, Emma Suarez per la maturità: entrambe meravigliose - a ricoprire la parte della protagonista. No, il problema è un altro: la pellicola vive di un succedersi di emozioni, rese dal regista manchego con un tocco impossibile da rendere a parole. Si prenda la prima inquadratura, in apparenza un sipario rosso scarlatto: lentamente l'immagine si anima, è l'abito di Julieta che palpita al battito del suo cuore. La stessa cosa si dica per l'incipit: un viaggio in treno diviene per il personaggio centrale l'occasione di avere contatto con la morte (il suicidio d'un passeggero col quale s'è rifiutata di fare conversazione) e la vita (l'inseminazione da parte di un uomo appena conosciuto, dipoi destinato a diventare suo marito, Xoan).

Le parole di chi scrive non rendono, si diceva. Son quelle delle figure che si muovono nel film, a essere indimenticabili: quelle che Julieta mette su carta per rendersi conto di dove abbia sbagliato. Partendo da tre racconti di Alice Munro tratti dalla raccolta "In fuga" (si tratta di "Fatalità", "Fra poco" e "Silenzio", che in un primo momento avrebbe dovuto essere il titolo del film), Almodovar dà vita ad un complesso labirinto di passioni, al centro del quale c'è una donna che si chiede: cosa ho fatto di male per meritarmi questo? Insomma, le tematiche del cineasta iberico ci sono tutte, sin dai titoli dei lavori precedenti: ma è lo sguardo, ad esser inedito. Il nostro ha dichiarato di voler fare "un drama seco, non un almodramma": in realtà, "Julieta" è una tragedia, dato che è dominata dall'immanenza del fato (alla fine, si conteranno sei morti, ciascuna destinata ad avere forti echi).

E' la vita che stavolta va in scena, senza abbellimenti né fronzoli: nulla ci è concesso, tutto il dolore vien raccontato a ciglio asciutto, l'esazione della lacrima non è richiesta allo spettatore, cui peraltro son negati pure gli alleggerimenti - le canzoni, gli arredi, l'esplodere dei colori - di un cinema che pareva non poter farne a meno. Si veda la suprema semplicità con cui è introdotto il cambio di stagione di Julieta: vittima della depressione, sta avvolta in un ampio asciugamano che, quando s'apre, fa apparire la matura Suarez al posto della giovane Ugarte. O la sequenza nella quale Julieta incontra la messaggera della sparizione della figlia (una donna in possesso di "una ostilità giocosa ma implacabile", la definisce la Munro), in un confronto che d'un lampo assume una durezza petrea. E appunto come nella tragedia un atto crudele del fato aprirà lo spiraglio di una riconciliazione ipotetica: tuttavia, noi non lo sapremo mai. Julieta dice soltanto: non le chiederò niente. Chavela Vargas canta con struggimento: "si no te vas, te voy a dar mi vida". Se non te ne vai, ti dò la mia vita. Titoli di coda, fine.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

JULIETA. REGIA: PEDRO ALMODOVAR. INTERPRETI: EMMA SUAREZ, ADRIANA UGARTE, IMMA CUESTA, MICHELLE JENNER, ROSSY DE PALMA, DANIEL GRAO, DARIO GRANDINETTI. DISTRIBUZIONE: WARNER. DURATA: 98 MINUTI.

Nessun commento:

Posta un commento