mercoledì 13 gennaio 2016

La corrispondenza

Ed Phoerum è un astrofisico di fama internazionale, di età matura, che ha una famiglia e due figli. Amy Ryan è una giovane studentessa universitaria, che si mantiene facendo la stuntwoman per il cinema e la televisione. Da controfigura, ella imita la morte e, nel suo stesso passato, sta una tragica fine che non riesce ad accettare e neppure a raccontare, a causa del senso di colpa che la devasta. Le piace, riaprire gli occhi dopo ogni finto decesso: la rende invincibile, o quanto meno impenetrabile dal dolore. La relazione che intrattiene con lo scienziato dura ormai da svariati anni, e costituisce per lei un punto di forza ed una certezza: pur se i doveri, pubblici e privati, dell'uomo, costringono entrambi a non poter vivere la loro storia in pubblico. A turbare il difficile equilibrio, giunge infine una novità: Ed scompare nel nulla, Amy non riesce ad avere più alcun contatto fisico con lui, mentre la loro quotidianità va poco alla volta mutandosi in una serie di rapporti virtuali, in un succedersi di messaggi che si studiano di seguire la sua esistenza passo passo, pur nell'assenza del corpo dell'altro...

"Possiamo continuare a vedere le stelle morte benché esse non esistano più. Anzi, è proprio la loro disastrosa fine a rivelarcele": così scrive Giuseppe Tornatore nel romanzo "La corrispondenza" (pubblicato da Sellerio), firmato sulla scia dell'omonima pellicola che ha diretto. Il regista siciliano prosegue ad inerpicarsi sulle cime del film da esportazione - quasi un destino per tutti i nostrani vincitori d'un premio Oscar, ché sulla medesima strada s'incamminava, a suo tempo, Gabriele Salvatores, ed un analogo destino artistico sembra attendere, ora, Paolo Sorrentino - nei temi e nei personaggi, correndo tutti i rischi del caso. Li scansava, in buona misura, nel precedente "La migliore offerta" (2012), dove il meccanismo del thriller psicologico era abbastanza ben oliato da celare taluni buchi di sceneggiatura; non gli riesce altrettanto bene qui, dove la narrazione ad un certo punto s'inceppa, e lascia la pur brava Olga Kurylenko - una rivelazione, tuttavia - a dover affrontare un tour recitativo che stroncherebbe qualunque attrice.

L'idea alla base della pellicola non è inedita: nel 2007 Richard La Gravenese dirigeva "P.S. I love you", a sua volta basato sul romanzo omonimo della ventenne Cecilia Ahern, divenuto un best seller tre anni prima e ambientato prevalentemente in Irlanda ("La corrispondenza" si svolge, perlopiù, in Scozia). Ma mentre là tutto veniva alleggerito dall'inserimento nel plot di tocchi di humour e leggerezza, qui siamo invece dalle parti del melodramma tout court, sottolineato dalle sin troppo invadenti musiche di Ennio Morricone. Certosino nella cura con la quale illumina ed allestisce ogni scena, Tornatore fa uno sfoggio di virtuosismo che rischia di ripiegarsi su se medesimo, man mano che la trama va facendosi artificiosa ed intrisa di barocchismi. Pleonastico e poco credibile nei suoi sviluppi, "La corrispondenza" può, pure, suonar conferma del fatto che il regista siciliano trova le corde migliori nel proprio universo personale: muovendosi entro coordinate che sanno di casa, di luogo natio.

"Ho nostalgia di tutto, anche delle cose che non ho vissuto" affermava Pessoa, e detta frase potrebbe esser posta in esergo all'intera opera del nostro; con "Nuovo Cinema Paradiso" (1988), e poi "Baaria" (2009) - i vertici dell'arte sua - a dimostrarne la veridicità. Ritorni su quei passi; e si ricordi che Fellini è diventato, e resta, il più grande degli indigeni nel cinema mondiale perché non si è distolto dai propri motivi per nessuna ragione - od esigenza produttiva, se preferite.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

LA CORRISPONDENZA. REGIA: GIUSEPPE TORNATORE. INTERPRETI: JEREMY IRONS, OLGA KURYLENKO. DISTRIBUZIONE: 01. DURATA: 116 MINUTI.

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