giovedì 15 dicembre 2016

Aquarius


Clara è una giornalista e critico musicale in pensione, che sta da sola dopo la morte del marito; è, pure, l'unica rimasta a vivere nel complesso sul mare “Aquarius”, costruito negli anni '40 per l'alta borghesia di Recife. La società immobiliare nuova proprietaria - che adesso possiede l'intero stabile - è riuscita a convincere gli altri abitanti del condominio a cedere alle proprie offerte, con l'eccezione dell'interno di Clara. Tra lei e Diego, fascinoso nipote dell'imprenditore, gentile ed educato ma spietato, comincia una guerra di logoramento, che sospinge la donna a ripercorrere il proprio passato, contemporaneamente dando uno sguardo al futuro che l'attende. 

Presentato con successo all'ultima edizione del festival di Cannes, "Aquarius" inizia coi festeggiamenti per il compleanno dell'anziana zia della protagonista, femmina libera e spregiudicata in epoca in cui non era facile esserlo. Al tempo medesimo, si celebra la rinascita della giovane Clara, fresca reduce da un'operazione al seno che le ha evitato la morte. Stacco, e dagli '80 in pieno regime militare passiamo all'oggi. Clara trascorre le ore prediligendo andamento lento ed abitudini antiche: la nuotata quotidiana, un flirt platonico con il bagnino, l'ascolto dei suoi amati vinili - predilezione per la samba ed i Queen - e le visite dei nipoti che i suoi tre figli le hanno dato.

"Non accettando di vendere la casa dove vive ed è stata felice con il suo uomo, Clara combatte non inconsapevolmente contro quell'idea di 'crescita' che ha portato il mondo all'attuale rovina o quasi", ha dichiarato il regista brasiliano Kleber Mendonça Filho (appena proclamato vincitore del premio Fénix per il cinema iberoamericano). Si sottolinea apertamente, dunque, il carattere "politico" della pellicola: la resilienza sembra essere l'unico rimedio per contrastare l'avidità di un capitalismo da rapina, che non si premura più che tanto di celare i propri metodi scorretti, se non criminali, quando vuole ottenere uno scopo. Resistere non serve a niente, recitava il titolo di un bel romanzo di Walter Siti; non la pensa così Clara, che non si lascia tentare da lusinghe, intimorire da velate minacce, spaventare da imprevisti eventi. Come l'orgia che una notte si svolge nell'appartamento sopra il suo: la visione di quei corpi nudi allacciati, invece di sgomentarla, la eccita: fino al punto da farle invitare in casa un gigolò, consigliatole dalle amiche parecchio disinvolte. 

E quando la proprietà sferra l'assalto finale (con metodi selvaggi, che qui non vi riveleremo), la risposta di Clara è all'altezza della sfida: con l'aiuto di una sua amica avvocato e di uno tra i figli, scoperchia il verminaio che cresceva a sua insaputa nel palazzo e smaschera i mandanti in un finale rude e secco, metafora feroce della rottamazione. Nelle sue due ore e venti di durata, che scorrono con la meraviglia che dà la lettura di un grande romanzo, "Aquarius" riluce della matura grazia di Sonia Braga: esplosa in tutta la sua carica di sensualità quarant'anni fa con "Donna Flor e i suoi due mariti" di Bruno Barreto (il più bell'adattamento mai realizzato della pagina di Jorge Amado), questa attrice fiera e bellissima ha attraversato la vicenda del cinema sudamericano con una classe, un talento, un carisma inimitabili. Si può ben dire che questo film sia la celebrazione di una carriera che non ha uguali, e di una invincibile guerriera dell'esistere.
                                                                                                                                     Francesco Troiano

AQUARIUS. REGIA: KLEBER MENDONCA FILHO. INTERPRETI: SONIA BRAGA, MAEVE JINKINGS, IRANDHIR SANTOS, HUMBERTO CARRAO. DISTRIBUZIONE: TEODORA. DURATA: 140 MINUTI.    



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