mercoledì 29 maggio 2013

Il fondamentalista riluttante

Nel 2010, mentre imperversano le manifestazioni studentesche a Lahore, un giovane pakistano, il professor Changez Khan, è intervistato dal giornalista americano Bobby Lincoln. Il docente, che ha studiato a Princeton, racconta al cronista il suo passato di brillante analista finanziario a Wall Street. Parla del luminoso avvenire che aveva dinnanzi, del suo mentore Jim Cross; pure di Erica, splendida ragazza e brillante artista, entratagli nella vita e nel cuore. All'indomani dell'11 settembre, il senso di sospetto con cui viene trattato per la propria appartenenza etnica lo riporta alla terra d'origine e alla famiglia, alla quale è da sempre molto affezionato. Il suo carisma, la sua lucida intelligenza in breve lo fanno diventare un leader agli occhi degli studenti e, ovviamente, un potenziale pericolo per il governo statunitense. L'incontro fra Lincoln e Changez, in una sala da tè di Lahore, si rivela per quello che è nel suo scioglimento: il tentativo estremo di scongiurare la morte di un professore straniero, rapito da estremisti, l'esecuzione del quale è data per imminente...

Sorta di confessione nella sua struttura letteraria, "Il fondamentalista riluttante" è un romanzo breve di Moshin Hamid che cerca di dar conto dei cambiamenti avvenuti negli Stati Uniti e, più in generale, nelle società occidentali, a seguito dell'attentato alle Twin Towers. Nelle forme, oramai desuete, del monologo vittoriano, nel libro si fa vivere al protagonista la decadenza del Pakistan attuale e della propria classe sociale d'appartenenza - la borghesia urdu preindustriale, formata da professionisti o intellettuali un tempo al servizio dell'impero, prima moghul poi inglese - attraverso il suo soggiorno negli States. Appropriandosi del freddo determinismo alla base della società capitalistica ch'è la sua seconda patria, Changez si ricollega al proprio passato sociale e lo ripercorre, trasfigurato, in forme nuove, adattandosi a esse. Ma l'incontro con Erica - ragazza tormentata dalla morte del proprio ragazzo precedente - ed il clima di intimidazione razzista instauratosi in America generano, infine, nel nostro un'inedita consapevolezza e un ritrovato senso di appartenenza.

Nella versione cinematografica che hanno voluto dare la regista Mira Nair e lo sceneggiatore William Wheeler, la vicenda del libro diviene un dialogo serrato e inquisitorio tra il pragmatismo utilitaristico d'uno yankee e l'utopismo nazionalistico del suo intervistato. Dovendo metter insieme le ragioni dello spettacolo e quelle del messaggio, la suspense con il melodramma, "Il fondamentalista riluttante" assume, alla fine, l'aspetto di un atipico thriller ambientato su sfondi internazionali. Nelle due ore abbondanti del metraggio, la cineasta indiana fa divenire l'11 settembre una sorta di spartiacque nella percezione di Changez, ne mescola l'impegno "militante" con le contraddizioni sentimentali (è bello il personaggio di Erica, più definito e vitale rispetto a quello della pagina scritta), si sforza di far capire allo spettatore occidentale come "musulmano" non sia, necessariamente, sinonimo di terrorista. Forse qualcosa concede al luogo comune (immaginiamo che in un moloch finanziario come la Underwood Samson & Company il clima sia meno liliale, ed i colloqui di lavoro basati su altri criteri), ma mostra un senso del racconto ed una professionalità impeccabili, che fanno del film un prodotto interessante e, comunque, mai banale.
                                                                                                                                    Francesco Troiano

IL FONDAMENTALISTA RILUTTANTE. REGIA: MIRA NAIR. INTERPRETI: RIZ AHMED, KATE HUDSON, LIEV SCHREIBER, KIEFER SUTHERLAND, OM PURI. DISTRIVBUZIONE: EAGLE, DURATA: 130 MINUTI.


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